Con la pandemia in atto è cambiata l’aspettativa della vita e anche gli assegni previdenziali devono subire una rettifica. Cosa cambia per i coefficienti di trasformazione e l’età pensionabile? Secondo gli ultimi dati pubblicati dall’ISTAT, il numero dei decessi nell’anno 2020 ha cagionato una riduzione della speranza di vita a 82 anni.

Questo dato avrà conseguenze sull’importo delle pensioni: la nuova aspettativa di vita avrà un impatto determinante sui coefficienti di trasformazione.

Pensioni: adeguamento dell’importo calcolato sul tasso di mortalità

A partire dall’anno 2023 scatterà il nuovo adeguamento calcolato sul tasso di mortalità riscontrato nel 2020.

Fino ad oggi le revisioni dei coefficienti hanno comportato un taglio dell’importo dell’assegno previdenziale.

Secondo le previsioni dovrebbe aprirsi una finestra favorevole per gli assegni previdenziali che comporterebbe un lieve incremento nel biennio 2023-2024.

Pertanto, chi andrà in pensione potrebbe portare a casa un assegno di importo ben più pesante rispetto a quanto previsto finora.

Per l’anno 2025 l’aspettativa di vita dovrebbe tornare ai livelli pre-Covid con un adeguamento diverso per assegni e per età pensionabile.

Covid e Pensioni: cambierà il muro del 67 anni?

Ad oggi per accedere all’assegno pensionistico di vecchiaia è necessario aver compiuto 67 anni d’età.

Ma, tenuto conto che l’aspettativa della vita si è ridotta a causa della pandemia in atto, anche il requisito anagrafico dovrebbe essere revisionato al ribasso e non al rialzo.

Cambiamenti e aggiustamenti al sistema welfare dovrebbero essere posti in atto alla luce della contrazione dell’aspettativa della vita.

In caso di aumento dell’aspettativa della vita i requisiti previdenziali dovrebbero essere rivisti in incremento.

Pensione in anticipo senza Quota 100

Nel 2022 continueranno ad esistere delle misure previdenziali, che consentiranno di anticipare la pensione.

È possibile accedere alla pensione quando i contributi sono pari a:

  • 42 anni e 10 mesi di contributi per i lavoratori uomini;
  • 41 anni e 10 mesi di contributi per le donne.

Possono accedere a 64 anni d’età coloro che hanno maturato i contributi pari ad almeno a 20 anni e l’assegno maturato alla data della domanda di pensionamento sia pari o superiore a 2,8 volte l’importo dell’assegno sociale.

È possibile accedere alla pensione in anticipo con la RITA per coloro che hanno maturato almeno 5 anni di adesione a una forma previdenziale complementare.

I disoccupati da almeno 24 mesi possono accedere alla RITA anche con 10 anni di anticipo, a 57 anni d’età.

I lavoratori precoci possono accedere in anticipo alla pensione se hanno maturato 12 mesi di contributi prima del compimento dei 19 anni di età. Per questa platea vi è la possibilità di andare in pensione con la misura Quota 41.