I nati nel 1960, che hanno compito 61 anni nel 2021, quando possono andare in pensione? Quali sono i requisiti oggi richiesti a chi desidera l’uscita dal lavoro prima del raggiungimento della pensione di vecchiaia? Mentre il Governo lavora alla prossima manovra 2022, il definitivo superamento di Quota 100, ormai confermato, ha spinto molti a valutare altre misure alternative.

In vista di ulteriori provvedimenti dell’Esecutivo, oggi chi può andare in pensione a 61 anni?

Pensione anticipata: chi può andate in pensione a 61 anni

La pensione anticipata è il trattamento di pensione che consente ai lavoratori che hanno maturato un determinato requisito contributivo di conseguire l’assegno pensionistico prima di aver compiuto l’età prevista per la pensione di vecchiaia.

A prescindere dall’età, quindi, un soggetto può ottenere l’assegno pensionistico se ha maturato il requisito contributivo – che si adegua alle aspettative di vita – pari a:

  • 42 anni e 10 mesi per gli uomini;
  • 41 anni e 10 mesi per le donne.

Ai fini del raggiungimento del requisito contributivo è valutabile la contribuzione versata o accreditata a qualsiasi titolo, fermo restando il contestuale perfezionamento del requisito di 35 anni di contribuzione utile per il diritto alla pensione di anzianità disciplinata dalla previgente normativa (requisito non applicabile ai Fondi esclusivi dell’AGO).

I nati nel 1960, tuttavia, se optano per questo tipo di trattamento pensionistico devono essere consapevoli del fatto che ai soggetti che accedono alla pensione anticipata ad un’età inferiore a 62 anni si applica, sulla quota di trattamento pensionistico relativa alle anzianità contributive maturate al 31 dicembre 2011, una riduzione pari ad un punto percentuale per ogni anno di anticipo nell’accesso alla pensione rispetto all’età di 62 anni. Tale percentuale annua, inoltre, è elevata a due punti percentuali per ogni anno ulteriore di anticipo rispetto a due anni.

La predetta riduzione si applica sulla quota di trattamento pensionistico calcolata secondo il sistema retributivo.

Pertanto, per coloro che hanno un’anzianità contributiva pari a 18 anni al 31 dicembre 1995, la riduzione si applica sulla quota di pensione relativa alle anzianità contributive maturate al 31 dicembre 2011; mentre, per coloro che hanno un’anzianità contributiva inferiore a 18 anni al 31 dicembre 1995, la riduzione si applica sulla quota di pensione relativa alle anzianità contributive maturate al 31 dicembre 1995.

Tale riduzione percentuale non si applica a coloro che accedono alla pensione anticipata a decorrere dal 1° gennaio 2015 e che maturano il previsto requisito di anzianità contributiva entro il 31 dicembre 2017, anche se la decorrenza della pensione si colloca successivamente alla predetta data ed a quest’ultima data l’interessato abbia un’età inferiore a 62 anni.

In pensione a 61 con Quota 41

Un altro sistema che permette di andare in pensione prima del tempo, a prescindere dall’età raggiunta dal lavoratore, è l’uscita dal lavoro tramite Quota 41. Si tratta di una prestazione economica erogata, a domanda, ai lavoratori che possono far valere 12 mesi di contribuzione effettiva antecedente al 19° anno di età (c.d. lavoratori precoci), si trovano in determinate condizioni indicate dalla legge e perfezionano, entro il 31 dicembre 2026, 41 anni di contribuzione.

Nello specifico, i lavoratori iscritti all’Assicurazione Generale Obbligatoria, alle forme sostitutive o esclusive della medesima, in possesso di anzianità contributiva al 31 dicembre 1995, che possono far valere 12 mesi di contribuzione effettiva antecedente al 19° anno di età e che si trovano in una delle seguenti condizioni:

  • stato di disoccupazione a seguito di cessazione del rapporto di lavoro per licenziamento, anche collettivo, dimissioni per giusta causa o risoluzione consensuale;
  • invalidità superiore o uguale al 74% accertata dalle competenti commissioni mediche per il riconoscimento dell’invalidità civile;
  • assistono, al momento della richiesta e da almeno sei mesi, il coniuge o un parente di primo grado convivente con handicap in situazione di gravità;
  • si occupano di un parente o un affine di secondo grado convivente qualora i genitori o il coniuge della persona con handicap in situazione di gravità abbiano compiuto 70 anni oppure siano affetti da patologie invalidanti o siano deceduti o mancanti;
  • hanno svolto attività particolarmente faticose e pesanti ai sensi del decreto legislativo 21 aprile 2011, n. 67 (cd. lavori usuranti);
  • sono ricompresi tra le categorie di lavoratori dipendenti che hanno svolto l’attività lavorativa cd. gravosa per almeno sette anni negli ultimi 10 anni di attività lavorativa, ovvero, per almeno sei anni negli ultimi sette anni di attività lavorativa.

Per accedere al beneficio della riduzione del requisito contributivo per lavoratori precoci è necessario presentare una domanda di riconoscimento del beneficio entro il 1° marzo di ciascun anno e solo in caso di esito positivo, anche a seguito di verifica della relativa copertura finanziaria, presentare la domanda di pensione anticipata.

Opzione Donna per le lavoratrici nate nel 1960

Per le lavoratrici, oltre ai metodi di uscita anticipata dal lavoro esposti sopra, c’è sempre la possibilità di ricorrere a Opzione Donna.

La cosiddetta pensione “Opzione donna” è un trattamento pensionistico calcolato secondo le regole di calcolo del sistema contributivo. Viene erogata dopo apposita domanda, in favore delle lavoratrici dipendenti e autonome.

Le lavoratrici nate nel 1960, quindi, conseguono il diritto alla decorrenza del trattamento pensionistico trascorsi:

  • 12 mesi dalla data di maturazione dei requisiti, nel caso in cui il trattamento pensionistico sia liquidato a carico delle forme di previdenza dei lavoratori dipendenti;
  • 18 mesi dalla data di maturazione dei requisiti, nel caso in cui il trattamento sia liquidato a carico delle gestioni previdenziali dei lavoratori autonomi.

Possono accedere alla pensione anticipata con Opzione Donna le lavoratrici che abbiano maturato, entro il 31 dicembre 2020:

  • un’anzianità contributiva pari o superiore a 35 anni;
  • un’età anagrafica pari o superiore a 58 anni (per le lavoratrici dipendenti) e a 59 anni (per le lavoratrici autonome).

Ai fini del conseguimento della pensione è richiesta la cessazione del rapporto di lavoro dipendente. Non è invece richiesta la cessazione dell’attività svolta in qualità di lavoratrice autonoma.

Inoltre, ai fini del perfezionamento del requisito contributivo è valutabile la contribuzione a qualsiasi titolo versata o accreditata in favore dell’assicurata. Resta fermo il contestuale perfezionamento del requisito di 35 anni di contribuzione. Gli anni vanno calcolati in questo caso al netto dei periodi di malattia e disoccupazione e/o prestazioni equivalenti.

Isopensione già a 60, confermato da Draghi l’anticipo pensionistico di 7 anni

Con il termine “Isopensione” si fa riferimento alle “Prestazioni di accompagnamento alla pensione” riconosciute dall’Inps. Si tratta, nei fatti, di un’uscita dal lavoro prevista per lavoratori dipendenti, in presenza di determinati requisiti.

Per avere accesso alla pensione, in particolare, bisogna avere:

  • contratto di lavoro tempo indeterminato;
  • i requisiti minimi contributivi e anagrafici richiesti per il diritto alla pensione (la più prossima tra anticipata, vecchiaia).

Tale condizioni, infine, devono poter essere fatte valere entro massimo 4 anni dalla cessazione del rapporto di lavoro.

Quello che differenzia l’isopensione da tutti gli altri trattamenti è l’accordo che sta alla base. La prestazione, a totale carico del datore di lavoro, deve essere oggetto di intese aziendali tra i datori di lavoro e sindacati. Possono avviare questo procedimento le aziende che:

  • si trovano in eccedenza di personale;
  • hanno mediamente più di 15 dipendenti;
  • si rivolgono alle organizzazioni sindacali dei lavoratori maggiormente rappresentative a livello aziendale.

Funziona così: arrivati ad un accordo è il datore di lavoro deve provvedere alla presentazione di una fideiussione bancaria a garanzia della solvibilità in relazione agli obblighi assunti nei confronti dei lavoratori e dell’Inps.

L’accordo aziendale diviene efficace a seguito di validazione da parte dell’Istituto. Nota importante, l’isopensione è una sorta di procedura che accompagna alla pensione. La prestazione di esodo cessa infatti di essere erogata alla scadenza e non è prevista la trasformazione automatica in pensione. L’interessato ha quindi l’onere di presentare in tempo utile la domanda di pensione.

Infine, il valore della prestazione di esodo è pari all’importo del trattamento pensionistico che teoricamente spetterebbe al lavoratore al momento di cessazione del rapporto di lavoro. Dal calcolo va però esclusa la contribuzione correlata che il datore di lavoro si impegna a versare per il periodo di esodo. Il pagamento è corrisposto per 13 mensilità ed è disposto, come per la generalità delle pensioni pagate dall’Inps, in rate mensili anticipate, la cui esigibilità è fissata al primo giorno bancabile di ciascun mese.

L’intenzione del Governo Draghi, a tal proposito, sembrerebbe quella di confermare fino al 2023 questo tipo di prestazione, anche per i nati nel 1960. Nella legge di bilancio 2022, infatti, è stata inserita la proroga.