Quando un’impresa individuale può assumere le caratteristiche di impresa familiare? Quando nell’impresa collaborano familiari dell’imprenditore è possibile. A disciplinare l’istituto di questa tipologia di impresa è l’articolo 230 bis del codice civile il quale afferma che si può parlare di impresa familiare quando il collaboratore familiare presta la sua attività nell’impresa in modo continuativo.    

Quando si parla di impresa familiare?

Se l’attività è svolta in maniera occasionale non è possibile parlare di impresa familiare.

I familiari che possono svolgere l’attività continuativa in una impresa familiare sono:

  • coniuge
  • genitori
  • figli
  • nonni
  • nipoti
  • pronipoti
  • zii
  • fratelli
  • parenti e affini entro il secondo grado
  • suoceri
  • nuore
  • generi
  • cognati

  Il familiare che presta la sua attività nella impresa familiare ha il diritto di mantenimento in base alla condizione patrimoniale della famiglia, ha il diritto di partecipare agli utili in base alla quantità e alla quantità di lavoro prestato e ha diritti sui beni acquistati con gli utili dell’azienda. Ma i diritti riconosciuti al familiare collaboratore non sono soltanto di natura economica poiché egli ha anche il diritto di intervenire in decisioni che riguardano l’utilizzo degli utili, ha diritto di intervenire nelle decisioni sugli indirizzi produttivi dell’impresa e alla sua cessazione, e, in caso di divisione ereditaria, ha il diritto di prelazione. Va sottolineato che, se anche il familiare che collabora ha diritti, l’impresa familiare resta comunque una ditta individuale in cui le decisioni sono prese dall’imprenditore che ha anche tutti i rischi legati all’impresa. Nella prossima pagina vedremo quando conviene aprire una impresa familiare e perché.

Impresa familiare: quando conviene?

Scegliere di aprire una impresa familiare può portare ad una tassazione minore perché il reddito viene distribuito tra i partecipanti in base all’attività svolta e le aliquote previste sono meno alte dell’Irpef.

Di contro c’è l’obbligo di iscrivere i collaboratori alla gestione previdenziale che, in ogni caso, garantirà loro una pensione a fronte dei contributi versati. Da tenere presente che i contributi versati ai collaboratori, se il reddito complessivo supera il massimale Inps, sarebbero dovuti essere versati dal titolare quali propri contributi. I collaboratori, in ogni caso, devono essere iscritti ala gestione previdenziale Inps anche se non si tratta di una impresa familiare, quindi questa spesa va tenuta in considerazione fino ad un certo punto se si sta tentando di capire quanto convenga aprire una impresa familiare. L’unica cosa da tener presente nei conteggi è che con redditi medio bassi, inferiori ai 15mila euro, il carico previdenziale minimo, che ammonta a 3465 euro l’anno, potrebbe di gran lunga superare il beneficio fiscale. I redditi tassati al titolare, con aliquote Irpef, sono conteggiati soltanto sulla sua quota di util