Andare in pensione in Italia non è certo la cosa più facile che esista. Infatti le regole del sistema previdenziale italiano sono talmente particolari che spesso presentano delle differenze davvero notevoli in base alla misura che si intende utilizzare per il pensionamento. Ci sono misure per le quali basta soltanto il requisito contributivo, altre invece per le quali oltre al requisito contributivo va aggiunto anche quello anagrafico. E poi ci sono misure dove non bastano nemmeno entrambi i requisiti completati ma bisogna avere altro.

Il problema è che proseguendo con questo meccanismo, coloro che non hanno raggiunto i requisiti per l’accesso alla quiescenza adesso, o che sono troppo giovani o con troppi pochi contributi versati, restano a rischio di dover posticipare l’uscita di diversi anni.

“Buonasera, mi chiamo Paolo e sono un lavoratore dipendente di un centro commerciale in cui faccio il magazziniere. Svolgo questo lavoro ormai da una quindicina di anni. A marzo compirò 60 anni di età ed ho completato anche 20 anni di contributi versati. La domanda che mi pongo, alla luce di tutte queste notizie che compaiono sui giornali e che parlano di una ipotetica riforma delle pensioni, è sul quando potrò andare in pensione. Pare che l’età andrà sicuramente ad abbassarsi rispetto a oggi. Ma se davvero sarà così, quando potrò andare in pensione io? La mia domanda in pratica è per quanti anni dovrò ancora continuare a lavorare per poter finalmente centrare la pensione?”

 

Domanda di pensione con 60 anni di contributi, ma quando?

Sostanzialmente la domanda che ci ha proposto il nostro lettore non ha niente di differente da quella che ci hanno proposto altri lavoratori negli ultimi tempi. Dal momento che il governo ha iniziato a lavorare ad una piattaforma di riforma della previdenza sociale italiana, l’interesse per le pensioni è aumentato a dismisura. L’interesse della popolazione nei confronti delle pensioni è salito a livelli di guardia.

Le pensioni sono diventate argomento centrale sia per chi ormai è prossimo a lasciare il mondo del lavoro che per chi invece ha l’obiettivo ancora piuttosto distante.

Il nostro lettore che ha ancora 60 anni di età ed ha soltanto 20 anni di contributi versati, si trova davvero a debita distanza da qualsiasi progetto di pensionamento nel breve periodo. Infatti deve sapere che se il discorso verte sull’età della pensione, nel 2023 così come nei prossimi anni e almeno fino al 2026, serviranno 67 anni di età per poter centrare la pensione di vecchiaia ordinaria. Allo stesso modo, avendo vent’anni di contributi versati, non potrà guardare a misure di pensionamento anticipato.

Carriere troppo lunghe per poter accedere alla pensione prima del previsto

Ad oggi misure che consentono di uscire prima dal mondo del lavoro hanno tutte delle carriere molto lunghe da centrare. Carriere e quindi contribuzione previdenziale da versare. Per esempio la pensione anticipata ordinaria che per gli uomini si completa con 42 anni e 10 mesi di contributi versati. O per le donne con 41 anni e 10 mesi di contribuzione. Perfino la quota 41 per i precoci o la nuova quota 103 hanno una carriera di contributi che deve essere almeno pari se non superiore ai 41 anni per poter essere utile all’uscita dal mondo del lavoro. L’Ape sociale per esempio necessita di 36 anni di contributi versati. Opzione donna invece ne vuole 35. Perfino anticipare di 5 mesi l’uscita con la pensione di vecchiaia ordinaria per i lavori gravosi ha bisogno di una carriera abbastanza lunga. Servono infatti almeno 30 anni di contributi versati.

La riforma delle pensioni, cosa succederà adesso?

Salvo ipotetici e straordinari stravolgimenti del sistema previdenziale nel breve periodo, il nostro lettore non ha grandi alternative. Soprattutto alternative al pensionamento che non siano quelle prima citate.

In termini pratici il nostro lettore per poter anticipare la quiescenza ed uscire dal lavoro prima, avrà difficoltà. O deve essere riconosciuto disabile, e rientrare per esempio nella pensione anticipata con invalidità specifica pari al 80% almeno, oppure deve guardare ad altro. E cioè deve continuare a lavorare almeno fino a 67 anni di età per la pensione di vecchiaia ordinaria. O fino a 64 anni di età se il primo dei 20 anni di contributi è stato versato dopo il 31 dicembre 1995.

In quel caso infatti il nostro lettore potrebbe avere diritto alla pensione anticipata contributiva. Però oltre ai 64 anni di età e ai 20 anni di contributi versati, avrà bisogno anche di un terzo requisito. Ovvero l’importo della pensione dovrà essere superiore a 2,8 volte l’assegno sociale in vigore l’anno di uscita dal mondo del lavoro. Chi ci scrive pertanto, dovrà attendere ancora molto per maturare il diritto alla pensione avendo oggi 60 anni di età e 20 anni di contributi versati.