Non devono esserci poveri e non c’è peggiore povertà di quella che non ci permette di guadagnarci il pane, che ci priva della dignità del lavoro“, afferma Papa Francesco. Parole che dovrebbero diventare il mantra di ogni società. Il lavoro, infatti, è il vero motore dell’economia di ogni Paese. Senza di esso, d’altronde, si perde la possibilità di accedere a un’importante fonte di reddito grazie alla quale poter acquistare i vari beni e servizi.

Anche quando si percepiscono dei sussidi statali, pertanto, è importante non restare con le mani in mano.

Bensì è fondamentale attivarsi, con la speranza di riuscire a dare una svolta alla propria esistenza. Allo stesso tempo bisogna stare attenti al tipo di attività che si svolge, perché alcune tipologie potrebbero far perdere il diritto a ottenere il reddito di cittadinanza. Quest’ultimo, infatti, è compatibile solo con determinati tipi di lavoretti. Ecco di quali si tratta.

Manovra 2023, come cambia il sussidio

Il reddito di cittadinanza ha i mesi contati. Nei piani del governo con a capo Giorgia Meloni, infatti, vi è il superamento del sussidio targato Movimento 5 Stelle. Questa misura è finita al centro dell’attenzione della Legge di Bilancio 2023 che porta con sé molte novità. In particolare il reddito di cittadinanza verrà riconosciuto, nel 2023, per un periodo pari a massimo otto mesi. I percettori di tale sussidio, inoltre, devono frequentare un corso di formazione o di riqualificazione professionale.

In caso contrario perdono il diritto al reddito di cittadinanza. A svolgere i controlli saranno le Regioni che dovranno trasmettere all’Anpal, ovvero l’Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro, gli elenchi con i nominativi delle persone che non adempiono all’obbligo di frequenza. Tali disposizione non verrà però applicata alle famiglie che hanno persone con disabilità, minorenni o con almeno sessant’anni di età.

Quali lavoretti puoi fare per non perdere il reddito di cittadinanza

Tra le principali novità introdotte con la Legge di Bilancio 2023, si annovera la volontà del governo di passare a un maggior utilizzo dei lavori socialmente utili.

A oggi i Comuni hanno l’obbligo di coinvolgere nei progetti utili alla collettività solo 1/3 dei percettori di reddito di cittadinanza. A partire dal 2023, invece, dovranno coinvolgere tutti.

Il prossimo anno, inoltre, i percettori del reddito di cittadinanza potranno lavorare con contratti stagionali, occasionali o a intermittenza. Questo a patto di non oltrepassare l’importo pari a massimo tre mila euro lordi l’anno. Proprio questo importo può essere cumulato con la ricarica del reddito di cittadinanza, senza rischiare di perdere il sussidio stesso. In questo modo si intende dare una spinta ai settori del turismo e dell’agricoltura che ogni anno registrano una preoccupante carenza della manodopera.