Un patrimoniale per sostenere i costi della guerra in Ucraina? A mali estremi, estremi rimedi e già qualcuno sta pensando di prelevare soldi indiscriminatamente dalle tasche degli italiani per fronteggiare l’emergenza interna.

Viene alla mente la patrimoniale del 1992 fatta dall’allora premier Giuliano Amato e gli italiani non hanno mai dimenticato. Un prelievo forzoso sui conti correnti del sei per mille per sostenere la lira italiana.

La patrimoniale sui conti correnti

Oggi a parlare di patrimoniale, però, non il premier Draghi, ma il leader della Cgil Maurizio Landini che propone un “contributo di solidarietà”.

Una idea buttata lì per raccattare soldi in fretta e per fare in modo che l’economia italiana non collassi.

L’idea di Landini è quella di colpire i più ricchi, non certo i meno abbienti. Quindi una operazione che rischia di diventare di non facile attuazione perché bisognerebbe prima individuare chi sono i contribuenti più facoltosi. Altrimenti si rischia di colpire nel mucchio sollevando l’ennesima protesta popolare che in questo momento proprio non ci vuole.

Animi tesi, dunque, per via delle conseguenze economiche della guerra in Ucraina. Anche perché il Parlamento non è proprio dell’idea di introdurre nuove tasse o una patrimoniale una tantum. Come si è visto con il blocco della riforma fiscale (leggasi revisione del catasto) che alzerebbe le tasse sulla casa.

Draghi contrario?

Sul punto della patrimoniale sui conti il premier Mario Draghi, però, sembra contrario. Il governo non è intenzionato a imporre nuove tasse, come del resto ha sempre detto da quando è arrivato a palazzo Chigi. Anche le forze politiche che lo sostengono non intendono trattare questo capitolo.

Tuttavia qualcosa sta cambiando negli atteggiamenti dell’esecutivo. La crisi internazionale rischia di mandare fuori controllo i conti dello Stato che rischia di entrare in recessione già quest’anno. In questo casa, sarà difficile evitare che il prelievo fiscale non aumenti.

Finora gli interventi per mitigare la crescita dei prezzi di gas e carburanti sono costati allo Stato svariati miliardi. Ma trattasi di misure tampone, tarate per decreto su un arco temporale di breve durata, come auspicabile.

Se le cose, però, non dovessero migliorare, lo Stato – secondo gli esperti – non sarebbe in grado di reggere ulteriori urti al rincaro dei prezzi dei beni di prima necessità col rischio che l’economia si fermi. E allora una patrimoniale o una tassa di guerra sarà inevitabile.