Se si promette poi bisogna mantenere ciò che si promette. La Cgil smonta sul nascere alcune proposte “sconsiderate” che provengono dal governo per incentivare la natalità. Tra queste una sorta di reddito di gravidanza, ossia una detrazione di 10.000 euro per ogni figlio a carico.

Una super detrazione che permetterebbe una quasi detassazione (quindi, niente imposte sul reddito) per ciascuno dei 10 milioni di nuclei con minori presenti nel nostro Paese. A questa si aggiunge anche la proposta di una detassazione totale per le famiglie con figli.

Ma per la vicesegretaria generale della Cgil Gianna Fracassi, si tratta di proposte “infattibili, irrazionali ed anche pericolose”.

Quanto costerebbe allo Stato il reddito di gravidanza

La Cgil pubblica sul proprio sito un comunicato in cui spiega i motivi del totale disaccordo su queste proposte.

Introdurre una detrazione di 10.000 euro per ogni figlio a carico (alias reddito di gravidanza) costerebbe alle casse dello stato circa 100 miliardi di euro. E questo solo considerando i figli a carico minori di età. Se poi si volessero aggiungere anche i figli maggiorenni che vivono ancora sulle spalle dei genitori, allora il costo raggiungerebbe livelli insostenibili.

Tutto ciò, fa notare la Cgil, è in contrasto con quanto già approvato dal governo nel DEF (le risorse disponibili da destinare alle famiglie sono state stimate in 4 miliardi di euro).

Ma l’aspetto più importante che bisogna considerare laddove si decidesse di introdurre il reddito di gravidanza, è che trattandosi di una detrazione (anche elevata) ne resterebbero fuori i numerosi incapienti IRPEF, ossia coloro che hanno redditi medio-bassi.

Misura inutile per gli incapienti

Gli incapienti non avrebbero IRPEF tale da assorbire la detrazione stessa. Per loro sarebbe una misura inutile visto che non potranno poi sfruttarla. E nel nostro Paese, oggi come oggi, i soggetti con reddito medio-basso ne sono molti.

La detrazione spiegherebbe invece pienamente i suoi effetti sui redditi più alti, in possesso di una capienza Irpef di 10mila euro per ogni figlio.

In dettaglio su 40 milioni di contribuenti circa 35 milioni avrebbero vantaggi parziali o nulli per incapienza. In presenza di due figli a beneficiare integralmente delle detrazioni sarebbe solo il 5% più ricco dei contribuenti”.

Con questi numeri, sottolinea la dirigente sindacale Fracassi, si tratterebbe di una misura fortemente regressiva invece che di aiuto per le famiglie.

Proposte di tale genere, continua Fracassi, creano solo false aspettative nei cittadini. Invece, che rispondere alla denatalità con il sostegno diretto per via fiscale alle famiglie, bisognerebbe puntare su servizi pubblici per l’infanzia, sostegno all’istruzione, risorse per la non autosufficienza, politiche abitative e in generale al welfare.

Trovi qui il comunicato Cgil sul reddito di gravidanza.