Soprattutto nel primo anno di apertura della partita IVA, non sempre è facile calcolare realisticamente i guadagni. Quando si incassano le fatture ci si può lasciar prendere facilmente dall’entusiasmo, smontato poi al momento di pagare le tasse. Quello che incassi è il ricavo: il guadagno effettivo si calcola invece al netto delle tasse. Il rischio è quello di trovarsi senza liquidità e scoperti. Le regole per il calcolo delle tasse sono anche oggetto di aggiornamenti continui: ad esempio, per il 2021, si sta studiando un prelievo mensile al posto del meccanismo di acconto e saldo.

Ecco perché l’assistenza di un commercialista può essere determinante a farsi luce nella fitta giungla di scadenze fiscali per gli autonomi a partita IVA.

Partita IVA con regime forfettario: quante tasse si pagano e come calcolarle

Partiamo dalla partita IVA agevolata, che ha un proprio sistema di calcolo delle imposte dovute. IRPEF, IRAP, Addizionali Regionali e Comunali: nel regime forfettario vengono tutte sostituite da un’imposta unica, sostitutiva e calcolata appunto a forfait. Ogni attività infatti è identificata da un codice alfanumerico ATECO al quale si fa corrispondere un certo coefficiente di redditività. Alcuni esempi pratici: per gli artigiani il coefficiente di redditività è del 67%, per i professionisti iscritti all’albo il 78%, per i commercianti il 40%. Rispettivamente, dunque, per sottrazione, le spese forfettarie saranno di 33, 22 e 60%.

In altre parole, in base al tipo di attività, si determina in modo forfettario l’importo delle spese da portare in detrazione. Moltiplicando questo valore per il fatturato annuo, si ottiene il reddito imponibile (calcolato sul principio di cassa quindi solo per le fatture effettivamente incassate non per tutte quelle emesse).

L’aliquota fissa nel forfettario è del 15% ma per i primi cinque anni di attività può scendere al 5% in alcuni casi. Inoltre chi opera in questo regime agevolato ha altri vantaggi fiscali, tra cui:

  • esonero dall’obbligo di fatturazione elettronica;
  • esenzione dal pagamento IVA;
  • gestione semplificata della contabilità.

Calcolo del guadagno netto per le partite IVA in regime ordinario

Per chi non rientra nel forfettario, il calcolo del guadagno netto è più complesso: prima di tutto bisognerà inserire le spese sostenute e detraibili singolarmente.

Il calcolo delle aliquote per i tributi dovuti varia in base alla fascia di reddito così ottenuta. Attenzione poi perché oltre alle tasse, a determinare il guadagno netto a partita IVA ci sono anche i contributi previdenziali. Le aliquote variano in base al tipo di attività svolto. A questo scopo bisognerà conservare scontrini fatture e prove di pagamento in genere per poter portare in detrazione le relative spese scaricandole. Servirà un commercialista per la gestione della fiscalità: dal fatturato lordo, dunque, va sottratta anche la spesa per la sua parcella (anche questa detraibile). Può sembrare complesso ma saper preventivare le tasse da pagare e il proprio guadagno netto è cruciale per non rischiare di restare senza liquidità in prossimità della scadenza fiscale. Non solo: è propedeutico anche alla creazione del proprio tariffario. Da un lato vorrai essere competitivo nel mercato ma devi anche sapere che percentuale del fatturato togliere e non considerare come guadagno netto.