Aumenta il prezzo della benzina alla pompa e anche le entrate fiscali dello Stato. A marzo, le speculazioni sui beni energetici hanno fatto lievitare il prezzo del petrolio e così anche quello dei carburanti.

Nonostante i consumi di benzina e diesel rimangano al di sotto della media degli ultimi anni per effetto restrizioni da Covid, la spesa è cresciuta. La componente energetica è infatti salita con il petrolio che è triplicato di prezzo nel giro di pochi mesi. Di conseguenza anche tutti i prezzi dei beni di largo consumo con ricadute sull’inflazione.

 

Effetto carburanti: + 245 euro a famiglia

Le speculazioni sui beni energetici non regolamentati continuano a produrre rialzi dei prezzi inammissibili, visto che la domanda non è certo decollata e la ripresa economica è per ora ancora un miraggio. In un solo mese la benzina è salita del 4,2%, il gasolio del 4,4%, mentre da gennaio l’impennata è stata, rispettivamente, del 9,3% e del 9,2%” afferma Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori.

Per una coppia con due figli, la famiglia tradizionale di una volta, l’inflazione a +0,8% significa un aumento del costo della vita pari a 245 euro su base annua. Di cui 140 euro per i trasporti, mentre per i soli prodotti ad alta frequenza di acquisto, schizzati da +0,1% di febbraio a +0,8% di marzo per colpa dei carburanti, il rincaro è di 105 euro.

Per una coppia con 1 figlio, la tipologia di nucleo familiare ora più diffusa in Italia, la maggior spesa annua è pari a 219 euro. 92 euro per i prodotti acquistati più frequentemente, mentre per una famiglia media il rialzo complessivo è di 170 euro. Per un pensionato con più di 65 anni, l’incremento è pari a 71 euro, 122 euro per un single con meno di 35 anni.

Il peso delle accise sulla benzina

Ma più di tutti, sul prezzo della benzina e diesel alla pompa incidono le accise che sono fra le più alte in Europa.

Secondo una recente rilevazione, il prezzo medio italiano della benzina è più caro della media dei Paesi dell’area Ue di 16,1 centesimi, di cui 11,6 sono tasse e 4,5 centesimi è differenza di prezzo industriale.

Mentre per il gasolio questa incidenza è di 16,5, di cui 15,2 centesimi sono tasse e appena 1,3 centesimi è il divario sul prezzo industriale. Sul carburante, in Italia, pesa infatti l’innumerevole presenza di accise (ben 17) che, oltretutto, non trovano manco più giustificazione per i tempi in cui viviamo. Vediamole tutte:

  • 0,000981 euro: finanziamento per la guerra d’Etiopia (1935-1936)
  • 0,00723 euro: finanziamento della crisi di Suez (1956)
  • 0,00516 euro: ricostruzione dopo il disastro del Vajont (1963)
  • 0,00516 euro: ricostruzione dopo l’alluvione di Firenze (1966)
  • 0,00516 euro: ricostruzione dopo il terremoto del Belice (1968)
  • 0,0511 euro: ricostruzione dopo il terremoto del Friuli (1976)
  • 0,0387 euro: ricostruzione dopo il terremoto dell’Irpinia (1980)
  • 0,106 euro: finanziamento per la guerra del Libano (1983)
  • 0,0114 euro: finanziamento per la missione in Bosnia (1996)
  • 0,02 euro: rinnovo del contratto degli autoferrotranvieri (2004)
  • 0,005 euro: acquisto di autobus ecologici (2005)
  • 0,0051 euro: terremoto dell’Aquila (2009)
  • da 0,0071 a 0,0055 euro: finanziamento alla cultura (2011)
  • 0,04 euro: emergenza immigrati dopo la crisi libica (2011)
  • 0,0089 euro: alluvione in Liguria e Toscana (2011)
  • 0,082 euro (0,113 sul diesel): decreto “Salva Italia” (2011)
  • 0,02 euro: terremoto in Emilia (2012)

Create per essere degli adeguamenti “temporanei”, le accise sulla benzina e diesel non sono state mai abolite. Inoltre, dal 1999 un decreto legislativo permette alle varie Regioni di imporre una accisa autonoma sulla benzina. A ciò, poi, bisogna poi sommare il 22% di IVA.