Il prestito fino a 25.000 istituito con il decreto liquidità (Decreto-legge n. 23 del 2020), con garanzia totale dello Stato, va richiesto (e quindi restituito) alla banca che lo eroga. Non si tratta, pertanto, assolutamente di finanziamento a fondo perduto. Ai fini della richiesta è necessario rivolgersi alla propria banca o altro intermediario finanziario, con 3 documenti: a) l’allegato 4bis scaricato dal sito del Fondo di Garanzia e debitamente compilato; una copia documento identità; una copia del bilancio o di dichiarazione fiscale, o in assenza di una autocertificazione delle spese per il personale e del fatturato.

A tal proposito, laddove disponibile, la norma di riferimento (art. 13 del decreto di liquidità) parla di ultimo bilancio depositato o di ultima dichiarazione fiscale presentata. Quindi, essendo ad oggi non ancora depositato il bilancio 2019 e non ancora presentato il Modello Redditi/2020 (anno d’imposta 2019), si deve far riferimento a l bilancio 2018 ed al Modello Redditi/2019. Per chi ha iniziato attività dopo il 1° gennaio 2019 va bene, invece, l’autocertificazione. Una volta presentata la richiesta il passo successivo, laddove il prestito è accordato, è la firma del contratto di finanziamento.

Le varie ipotesi

Riguardo, la procedura, è previsto che l’ammissione al finanziamento avviene senza valutazione del merito di credito. La banca, dunque, si limita alle sole verifiche formali ed in particolare a quelle antiriciclaggio e della normativa antimafia, ed eroga il prestito nel più breve tempo possibile. Espressamente è stabilito che l’inizio del rimborso non avvenga prima di 24 mesi dall’erogazione e che il finanziamento non può essere utilizzato per compensare alcun prestito preesistente, anche nella forma dello scoperto di conto corrente (Circolare ABI del 24 aprile 2020). L’impresa o il professionista beneficiario non dovrà, dunque, avviare la restituzione prima di 2 anni dalla concessione. Restituzione che dovrà concludersi in 72 mesi (6 anni). Si avranno, pertanto,  a disposizione 8 anni per reintegrare la banca della concessione ricevuta.

Lasso di tempo questo ritenuto idoneo per dar respiro e far ripartire l’economia del Paese legata alla piccole e medie imprese. Ma cosa succede nel caso in cui non si riuscirà, in tutto o in parte a restituire il prestito? In questo caso verso l’istituto di credito ne risponderà integralmente il Fondo di garanzia PMI, salvo effettuare le successive azioni di recupero per l’importo non restituito. Quindi, la banca si rifarà sullo Stato, e quest’ultimo, se ritenuto opportuno potrà rivalersi sul beneficiario del finanziamento.