Si torna a parlare di prelievo forzoso sul conto: cautamente, dosando termini ed evitando allarmismi ma realisticamente. Quella della patrimoniale sui conti è un’ipotesi concreta? Concretamente se ne parlerà dopo l’emergenza sanitaria perché, messo da parte il rischio contagi, bisognerà affrontare la questione sotto il profilo economico e sarà impellente ripartire. Ma l’Italia si troverà anche a dover rendere conto a Bruxelles e il prelievo sui conti potrebbe essere l’unica via per recuperare liquidità.

Una presa di coscienza che sembra mettere d’accordo esponenti di diverse forze politiche.

L’ex presidente della Camera, Pierferdinando Casini, ritiene lecito chiedere di più a chi possiede di più per affrontare l’emergenza Coronavirus, e non ha esitato a parlare in modo diretto di “patrimoniale”. Contestualmente anche la senatrice del Movimento 5 Stelle, Paola Nugnes, ha difeso la ratio di questo tipo d’imposta, premettendo che le società capitaliste sarebbero ingiuste.

Patrimoniale in Italia: a quanto ammonterebbe il prelievo forzoso

Facendo un calcolo abbastanza generico il nostro Paese può contare su un attivo di quasi 10 miliardi di euro di ricchezza accumulata, tra immobili, terreni, investimenti finanziari, liquidità etc. Nel complesso corrispondono a 5,5 volte il pil. A conti fatti quindi un’aliquota orizzontale dell’1% porterebbe ad una raccolta di circa 100 miliardi. Ma c’è anche chi, fortemente contrario all’ipotesi di prelievo forzoso, fa notare come la patrimoniale potrebbe risultare perfino controproducente. Serve al contrario stimolare i consumi. Su questo il viceministro all’Economia Pier Paolo Baretta ha rassicurato che non ci sarà “alcun prelievo forzoso” sui conti correnti degli italiani “e nessuna patrimoniale. L’idea, ambiziosa, è semmai quella di una mobilitazione di massa dell’intero paese, ma in forme assolutamente volontarie. Proveremo ad attrarre il risparmio in canali d’investimento virtuosi e con garanzie rafforzate. Ma è un discorso di prospettiva, ancora in evoluzione”.

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