Portare il cane a lavoro: non la macchina aziendale, non i buoni pasto, è questo, per il 68% dei lavoratori europei che hanno preso parte al sondaggio su benefit aziendali, il desiderio in cima alla lista delle richieste da fare al datore di lavoro. A condurre l’indagine “Pets at work survey 2017”, è stata Ipsos per Purina: le domande hanno coinvolto un campione di 3 mila e 200 dipendenti a tempo piano in Italia, Inghilterra, Francia, Germania, Russia, Spagna e Svizzera. Le percentuali rispetto agli altri benefici e premi aziendali sono ben più alte: il 33% vorrebbe incrementare lo stipendio con i buoni pasto, il 28% chiederebbe l’auto aziendale e il 13% uno sconto sulla retta dell’asilo dei figli.

Peraltro dal campione sono stati esclusi dipendenti di aziende operanti nel settore degli amici a 4 zampe: onde non alimentare il sospetto di risultati viziati. In Italia ben il 39% dei dipendenti vorrebbe più di ogni altra cosa a lavoro poter portare il proprio cane in ufficio. Stesso apprezzamento riceve l’iscrizione ad una polizza sanitaria privata che copra infortuni e malattie. E la scelta non è casuale: anche quella di poter portare il cane a lavoro, infatti, analizzando la ratio, ha a che fare con il benessere psichico. Avere il cane vicino la scrivania infatti durante l’orario di lavoro, riduce lo stress e contrasta il senso di colpo dell’abbandono. Sicuramente è un passo importante nella conciliazione tra lavoro e vita privata. E ci sono aziende in cui portare il cane a lavoro è già possibile, tra queste Google Italia. Il direttore della comunicazione del colosso, Simona Panseri, ha spiegato quali sono le regole “Agli amici a quattro zampe viene dato un badge con foto come lo hanno i padroni ed è permesso portarli a patto che non ci siano colleghi con specifiche allergie”.

L’obiettivo di Purina in questo senso è ben più ambizioso e punta ad introdurre questo benefit aziendale in circa 200 aziende europee entro il 2020.

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