Ci saranno mediamente 105 euro al mese in più in busta paga per gli statali. Ma anche chi è già in pensione può sorridere. Il rinnovo del contratto 2019-2021 riguarderà inizialmente 225 mila dipendenti della amministrazioni centrali e 430 mila militari.

Da ciò conseguirà anche la corresponsione di circa 1.800 euro a testa di arretrati e un aumento sulla futura rendita di pensione. Un incremento che sarà tanto più significativo quanto più alta è la retribuzione.

Gli aumenti in busta paga

Ma a quanto ammontano gli aumenti dello stipendio per il triennio 2019-2021? E sulle pensioni? Per gli statali gli incrementi si aggirano intorno ai 125 euro medi mensili per 13 mensilità.

Cifra, al lordo delle ritenute fiscali, e che tiene conto dell’incremento dell’inflazione del triennio in questione.

Per i militari e le forze di polizia gli aumenti medi dovrebbero aggirarsi intorno ai 131 euro lordi mensili, sempre per 113 mensilità. Detto aumento tiene conto anche delle competenze accessorie riservate al personale in servizio. Un incremento, quindi, del 4,26% rispetto alla retribuzione del 2018, quando è scaduto il contratto.

Agli statali e ai militari e forze di polizia saranno quindi corrisposti i nuovi aumenti probabilmente a partire dal mese di giugno. Spetteranno loro quindi anche gli arretrati a partire dal 2019 pari a circa 1.800 euro con effetti anche sulle pensioni.

Soldi che si sommeranno a circa 20 euro mensili di anticipo per il 2022, grazie alle risorse stanziate con la legge di bilancio 2021 e che anticipa l’incremento del tasso di inflazione al 1,9% registrato dal Istat.

Gli effetti sulle future pensioni

Detti incrementi avranno effetti positivi anche sulle pensioni future. L’aumento riguarda, non solo coloro che hanno cessato il servizio dal 1° gennaio 2021, ma anche il personale andato in pensione entro il 31 dicembre 2020.

Sicché chi è già in pensione riceverà dei conguagli per effetto del ricalcolo della contribuzione già versata e incrementata con gli aumenti retroattivi.

Chi invece in pensione ci deve ancora andare, l’aumento previsionale dell’assegno sarà commisurato al tasso d’inflazione.

Ovviamente la pensione aumenterà in proporzione solo in relazione ai maggiori contributi che saranno versati per il periodo di vigenza del nuovo contratto. Quindi la pensione sarà calcolata sulla base di un montante contributivo più alto.