Il settore dei trasporti aerei è il più colpito dalla crisi epidemica da coronavirus. Il crollo del traffico passeggeri ha messo al tappeto, non solo le compagnie aeree ma anche gli scali aeroportuali nei quali lavorano migliaia di addetti.

Se i più grandi scali aeroportuali avranno la possibilità di ammortizzare nel tempo i mancati ricavi, pur con l’aiuto di finanziamenti pubblici così come previsto dagli stanziamenti di emergenza fino a 25 miliardi di euro, i più piccoli rischiano la chiusura. E anche prima di quanti si possa immaginare.

Così Assaeroporti ha intenzione di chiedere aiuto al governo.

Asseroporti chiede sospensione pagamento addizionale comunale

I piccoli scali aderenti ad Assaeroporti, ovvero tutti gli scali con un traffico passeggeri fino a 1,5 milioni di unità, si apprestano a chiedere un pacchetto di misure che consenta loro di superare la crisi innescata dall’epidemia di Covid-19. In una riunione in calendario domani mattina, secondo quanto si apprende, ovviamente in conference call, l’associazione chiederà la sospensione del pagamento dell’addizionale comunale almeno per due anni. E’ quanto hanno spiegato alcuni addetti a una fonte vicina al dossier che ha sottolineato come questa sia la misura principale che verrà richiesta.

Piccoli scali a rischio chiusura

In merito alle indiscrezioni su una possibile chiusura degli scali, la fonte sottolinea come i piccoli abbiano di fatto suggerito all’Enac, e di conseguenza al ministero dei Trasporti, che una chiusura tout court non sarebbe la scelta migliore. Da preferire una scelta che non chiuda definitivamente e del tutto gli scali in modo da non fare scadere tutta quella serie di certificazioni necessarie all’apertura di un aeroporto e che in caso di chiusura totale andrebbero a decadere. Questa soluzione consentirebbe agli scali, una volta conclusa l’emergenza sanitaria, di riprendere immediatamente l’attività a pieno regime senza dovere attendere lungaggini amministrative.

Enac propone a Mise schema operatività minima

Nel frattempo l’Enac ha proposto alla ministra dei Trasporti Paola De Micheli una lista di 17 scali da portare in modalità operativa minima per garantire un minimo di trasporto aereo in piena emergenza Covid-19. “In ragione della situazione emergenziale dovuta al diffondersi del covid-19 – si legge nella richiesta – anche in considerazione delle numerose richieste pervenute dai gestori aeroportuali per la riduzione dei voli, in particolar modo commerciali, si ritiene necessario proporre uno scenario infrastrutturale aeroportuale minimo, che possa comunque garantire la mobilità tramite il trasporto aereo all’interno del Territorio nazionale“. Nello specifico Enac “propone l’operatività limitata ai seguenti aeroporti nazionali, evidenziando che tale configurazione minima potrebbe essere attuata entro 48 ore: Ancona, Bari, Bologna, Cagliari, Catania, Genova, Lamezia Terme, Lampedusa, Milano Malpensa, Napoli Capodichino, Palermo, Pantelleria, Pescara, Pisa, Roma Fiumicino, Torino e Venezia Tessera“.  Gli aeroporti, spiega l’Enac, sono stati individuati sulla base della collocazione geografica, in grado di servire un bacino di utenza in modo uniforme sul territorio; della capacità infrastrutturale dell’aeroporto e della garanzia dei collegamenti insulari.