Quello della casalinga può essere considerato un lavoro a tutti gli effetti e, dunque, degno di uno stipendio? E’ un dibattito evergreen che di tanto in tanto trova nuovi spunti per riprendere. Molto spesso la questione viene affrontata da un punto di vista culturale e sociale tenendo conto di come il lavoro da casalinga si sia evoluto e diventato per certi versi meno duro (grazie alla tecnologia che aiuta in casa) e di quante meno donne, soprattutto tra le nuove generazioni, amino oggi essere considerate solo casalinghe in senso stretto.

Ma in questa sede affrontiamo la questione da un punto di vista economico e normativo.
Qualche tempo fa aveva fatto notizia la stima del giusto stipendio di una casalinga mamma: considerati impegni, responsabilità e reperibilità infatti, questa dovrebbe guadagnare quanto un manager e comunque non meno di tre mila euro nette al mese.

Stipendio alle casalinghe: considerazioni economiche

Sulla base di questa premessa l’Associazione Evita Peron ha lanciato una petizione per raccogliere le firme a favore del riconoscimento dello stipendio per le casalinghe, soprattutto per quelle che hanno figli. Ma la questione lascia aperte alcune perplessità dal punto di vista sociale: in questo modo non si fa in un certo senso un passo indietro verso la vita delle donne prima dell’emancipazione? Stimolare le donne a stare a casa e prendersi cura dei figli è una discriminazione di genere o un riconoscimento dell’importanza della famiglia? L’opinione pubblica è divisa ma prima ancora di arrivare a considerazioni di questo tipo bisognerebbe farne una, forse secca ma essenziale, di ordine economico: chi pagherebbe per questi stipendi? E’ la questione ben nota della coperta troppo corta.

Se siete mamme che lavorano o donne che hanno scelto di fare le casalinghe raccontateci la vostra storia: scriveteci a [email protected].

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