Vediamo perché il premier Mario Draghi per le pensioni anticipate non fa sconti. In particolare, sulla tanto attesa flessibilità in uscita a partire dal prossimo anno. Quando, in base alle previsioni, i lavoratori potranno ritirarsi dal lavoro prima dei 67 anni. Con il superamento della legge Fornero. Ma anche con il superamento delle rigidità di misure di pensionamento anticipato come la Quota 102.

Il perché il premier Mario Draghi per le pensioni anticipate non fa sconti sulla flessibilità in uscita è presto detto.

In quanto il Governo italiano da un lato vuole introdurre la flessibilità in uscita. Ma dall’altro lo vuole fare con una riforma strutturale della previdenza pubblica tale da essere sostenibile. E quindi andando a garantire, nello stesso tempo, la sostenibilità finanziaria per le casse dello Stato italiano. Nel medio come nel lungo termine.

Perché il premier Mario Draghi per le pensioni anticipate non fa sconti sulla flessibilità in uscita

Chiarito il perché il premier Mario Draghi per le pensioni anticipate non fa sconti sulla flessibilità in uscita, ricordiamo che il Governo italiano al riguardo è uscito allo scoperto. Proponendo, proprio dal prossimo anno, la flessibilità in uscita ai lavoratori.

Ma con il ricalcolo della pensione con il contributivo. Così come è riportato in questo articolo. E quindi con assegni INPS più bassi, anche in maniera rilevante. Rispetto al lavoratore che per ritirarsi attende invece la maturazione dei requisiti per l’accesso alla pensione INPS di vecchiaia.

Quali scenari per la flessibilità in uscita a partire dal 2023

Il perché il premier Mario Draghi per le pensioni anticipate non fa sconti sulla flessibilità in uscita, pur tuttavia, non trova d’accordo i Sindacati di Cgil, Cisl e Uil. I quali, infatti, ritengono che le anticipate con il ricalcolo contributivo siano troppo penalizzanti per i lavoratori. Ora resta da vedere se, da qui e fino al Def di aprile, l’Esecutivo Draghi formulerà delle proposte migliorative.