Andare in pensione nel 2023 potrà essere una facoltà di chi ha raggiunto i 62 anni di età non con una, ma addirittura con 3 misure. Il pacchetto pensioni della legge di Bilancio infatti ha introdotto una nuova misura che ha nei 62 anni di età la soglia utile come anagrafe, per poter accedere alla pensione. La misura si chiama quota 103. E nel 2023 con 62 anni di età questa misura per i nati nel 1961, si affianca ad altre due misure che comunque già lo avrebbero consentito.

In pratica, ci saranno lavoratori che potranno sfruttare tre canali di uscita, anche se uno ha una soglia contributiva più elevata.

“Buonasera, mi chiamo Mirco e nel 2023 finalmente a luglio dovrei poter provvedere alla mia ultima timbratura del cartellino nella fabbrica per cui lavoro. Infatti a luglio 2023 completerò i 41 anni di contributi versarti che nel 2023 mi dovrebbero dare la possibilità di andare in pensione anche perché ho compiuto 62 anni di età a settembre 2022. A dire il vero credo di poter accedere alla pensione anche come precoce, perché ho più di un anno di contributi già prima dei 19 anni di età. Ed avendo la Legge 104 per mia sorella invalida che vive con me, potrei sfruttare anche questa possibilità. Ma secondo voi quale dovrei scegliere?”

 

Come scegliere tra due diverse misure pensionistiche

Andare in pensione nel 2023 per i nati fino al 1961 che completano pure i 41 anni di versamenti contributivi è una possibilità che nasce dalla Quota 103. La misura appena introdotta dalla legge di Bilancio dell’attuale governo, prevede infatti il raggiungimento di 62 anni di età e allo stesso tempo quello dei 41 anni di contribuzione previdenziale versata. Come di fatto si troverà il nostro lettore, che comunque potrebbe accedere anche alla quota 41 per i precoci, come lui stesso ci conferma. Insieme alla pensione anticipata ordinaria, chi compie 62 anni di età può accedere ala pensione nel 2023.

Certo, per la pensione anticipata ordinaria servono 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne. Si tratta di carriere più lunghe rispetto ai 41 anni necessari per la misura dei precoci o per la nuova quota 103. Ma allora, quale delle misure scegliere per andare in pensione a 62 anni nel 2023?

Possono sembrare misure uguali, ma non è così

Per andare in pensione con la quota 41 precoci o con la quota 103, ci sono diverse cose da approfondire. Anche se molte cose le accomunano, le due misure hanno delle differenze che vanno comprese meglio. In entrambi i casi la pensione è calcolata con il sistema misto e pertanto, come importo delle prestazioni, nulla cambia. Se i contributi versati prima del 1996 sono pari o superiori a 18 anni, la pensione sarà calcolata con il metodo retributivo fino al 2012. In caso contrario, il metodo retributivo varrà solo fino ai contributi antecedenti il 1° gennaio 1996. In entrambi i casi servono oltre che almeno 41 anni di contributi versati, almeno 35 anni di contribuzione effettiva. Si tratta di contribuzione, senza considerare i figurativi da malattia o indennità di disoccupazione. Nel settore privato anche la finestra di attesa dovrebbe essere la medesima e quindi 3 mesi dopo aver maturato i requisiti utili all’uscita.

Perché scegliere la misura per i precoci e non la quota 103

La quota 103 è una misura che nel 2023 andrà di fatto a sostituire la quota 102. Che a sua volta dal primo gennaio 2022 ha sostituito la quota 100. Sono tre misure che con le dovute differenze sui requisiti, hanno la stessa struttura. Si centrano una volta raggiunta l’età minima prevista e l’altrettanto minima carriera lavorativa, sommando età e contributi per arrivare alla quota prestabilita. Ed hanno tutte il vincolo del divieto di cumulo dei redditi da pensione con altri redditi da lavoro. Le misure per quotisti nascono per concedere le uscite dal lavoro anticipate ai lavoratori.

E pertanto, chi sceglie la pensione, secondo le norme, non deve più lavorare, almeno per chi sceglie queste misure per quotisti. Il divieto di cumulo vale per tutte le tipologie di lavoro, a esclusione del lavoro autonomo occasionale fino alla soglia dei 5.000 euro annui. Chi ha intenzione di lavorare anche dopo il pensionamento, in questo caso dovrebbe scegliere, se può (e il nostro lettore può), la quota 41 per i precoci.

La domanda per la quota 103 ha meno vincoli rispetto alla quota 41 per i precoci

Con la quota 41 per i precoci quindi si può anche lavorare senza incorrere nella sospensione della prestazione come invece accadrebbe con la quota 103. E come accadeva alle quote 102 o 100. Ma presentare domanda all’INPS per la misura dei precoci, è più complicato da punto di vista procedurale. In base alla categoria di appartenenza, occorre allegare alla domanda la documentazione idonea. Per il nostro lettore, per esempio, serve dimostrare che la sorella disabile, abbia il grado di invalidità utile al ruolo di caregiver del fratello. E poi deve dimostrare che sia caregiver da almeno 6 mesi prima dell’uscita dal lavoro. Per il lavoro gravoso invece, l’interessato dovrebbe ottenere dal datore di lavoro la documentazione che attesti che le mansioni svolte rientrano tra quelle gravose utili alla misura. Documenti e certificati spesso non facili da reperire. Domanda più complicata quindi, il che farebbe propendere verso la pensione con la quota 103, che ha una domanda tipicamente collegata ai due unici requisiti anagrafico-contributivi.