Di giorni in giorno, le autorità competenti continuano a scovare nuovi furbetti del reddito di cittadinanza, ovvero dei veri e proprio truffatori. Si tratta, sostanzialmente, di soggetti che percepiscono il sussidio pur non avendone i requisiti.
In diverse occasioni vi abbiamo già parlato di alcuni casi al limite del paradossale: come il parcheggiatore abusivo che percepiva un sussidio da ben 1.300 euro al mese o della banda di spacciatori scoperta in provincia di Pistoia.
Oggi ci occupiamo di un nuovo caso scoperto ad Adrano, dove sono stati denunciati alcuni soggetti che, addirittura, percepivano il reddito di cittadinanza pur essendo agli arresti domiciliari.

Vediamo meglio di cosa si tratta.

Reddito di cittadinanza percepito da alcuni soggetti agli arresti domiciliari

La notizia è stata appena battuta da Ansa.it. Secondo la quale, ad Adrano (nel catanese) sono state denunciate dieci persone con l’accusa di aver percepito, senza averne i requisiti di legge, il reddito di cittadinanza, per un ammontare di circa 78 mila euro.
In particolare, scrive l’Ansa, “quattro di esse avrebbero omesso di comunicare di essere stati sottoposti a misura cautelare degli arresti domiciliari. Sei donne, invece, avrebbero richiesto e ottenuto il beneficio per conto dei propri coniugi, pur essendo anche quest’ultimi sottoposti agli arresti domiciliari”.
L’Inps ha revocato il beneficio e avviato le procedure di restituzione dei 78 mila euro.

Nell’ultimo anno e mezzo scovati ben 29 mila furbetti del sussidio

Una storia, quella appena descritta, che si va ad aggiungere alle tante altre che vi abbiamo già segnaliamo in passato. Soltanto qualche giorno fa, la guardia di finanza ha reso noto che nell’ultimo anno e mezzo sono stati scovati circa 29 mila furbetti del reddito di cittadinanza. Gli illeciti si aggirano attorno ai 288 milioni di euro, ma di questi soltanto 171 milioni sono già stati percepiti; gli altri 117 milioni, invece, sono stati richiesti ma, per fortuna, non ancora riscossi.

È quanto rilevato di recente dallo stesso comandante generale della Guardia di Finanza, Giuseppe Zafarana, con un’intervista appena rilasciata al Corriere della Sera.
La nostra attenzione, spiega Zafarana, “è indirizzata soprattutto ai sistemi di frode più strutturati, come quelli che hanno coinvolto anche soggetti collegati ai Caf”.