Le pensioni dei poliziotti e dei carabinieri saranno sempre più basse. Servire lo Stato (e rischiare per esso) non è più conveniente come un tempo. Motivo per cui è stato istituito il fondo Pre.Si.Di a integrazione della pensione dei militari.

La preoccupazione è lecita e coinvolge tutto il persone militare e delle forze dell’ordine, quindi anche Guardia di Finanza, Polizia Penitenziaria e Vigili del Fuoco. Cioè tutti coloro che, per legge, dovranno obbligatoriamente lasciare il servizio al raggiungimento dell’età ordinamentale (60 anni per la maggior parte del personale).

Pensioni militari sempre più basse

Ma perché le pensioni dei militari saranno sempre più basse e peggiori rispetto alla generalità dei lavoratori? La risposta sta tutta nel sistema di calcolo della rendita prevista dalla riforma Dini. Fra una decina d’anni, quando le pensioni saranno calcolate per tutti col sistema contributivo puro, se ne percepiranno gli effetti più duri.

In altre parole, secondo i calcoli e senza rifinanziamento del fondo perequativo dedicato al comparto Difesa e Sicurezza, andando in pensione a 60 anni di età si percepirà una pensione inferiore del 10,5% rispetto alla generalità dei lavoratori con pari stipendio e contribuzione che lasceranno il lavoro a 67 anni.

E questo senza tenere in considerazione i conti delle pensioni di anzianità dei militari (58 anni di età  con 35 di contributi) per le quali si prevede una rendita simile a quella calcolata oggi con Opzione Donna.

Dalle stellette alle stalle

Rispetto al passato quindi, si passa dalle stelle alle stalle per le pensioni dei militari. Un tempo poliziotti, carabinieri, finanziari, ecc. potevano lasciare il servizio con rendite da favola, calcolate sulla base della media delle ultime retribuzioni. Poiché la carriera nelle forze armate, a tutti i livelli, è pressoché automatica (per anzianità) la pensione risultava pari o addirittura superiore all’ultimo stipendio.

Adesso, invece, si viaggia in senso opposto.

Poliziotti e carabinieri che nei tempi d’oro andavano in pensione con il 100% dello stipendio, nel 2035 ci andranno mediamente con il 63% della ultima retribuzione.

E non sarà certo il fondo Pre.Si.Di a risollevare le sorti delle pensioni dei militari perché il sistema prevede (su base volontaria) il trasferimento delle quote di TFS al nuovo fondo dedicato ai militari con incremento della tassazione. Così si sposta (e si perde) solo denaro da una parte all’altra. Si otterrà, sì una rendita supplementare, ma si perderà il diritto alla buonuscita.