Con l’inflazione che viaggia verso record mai visti da 40 anni, le pensioni subiranno rivalutazioni consistenti. Dal 2023, in base ai meccanismi previsti dalla perequazione automatica, assisteremo a un incremento degli assegni mensili dell’ordine del 7-8%.

Se i dati dell’inflazione 2022 fossero confermati intorno a questa percentuale, la spesa per le pensioni potrebbe salire di 32 miliardi lordi nei prossimi 3 anni (5,7 miliardi nel 2023, 11,2 nel 2024, 15,2 nel 2025). Ma non tutti gli aumenti arriveranno a gennaio. Si comincia già a ottobre di quest’anno.

Come previsto dal decreto Aiuti bis, tutti i pensionati con redditi fino a 35 mila euro riceveranno a partire da ottobre un primo acconto pari al 2%. A gennaio 2023, poi, saranno rivalutate le pensioni di tutti in base ai dati definitivi dell’inflazione.

Pensioni, gli aumenti di ottobre

A ottobre, quindi, arriverà un acconto che il governo ha stabilito sulle risultanze dell’inflazione dei primi sei mesi del 2022. A cui seguirà a novembre, questa volta per tutti, un altro piccolo incremento il cui pagamento era programmato per gennaio 2023.

Si tratta del recupero della rivalutazione dello 0,2% dello scorso anno (l’inflazione definitiva nel 2021 è risultata pari a + 1,9% anziché dello 1,7% provvisoriamente applicato dall’Inps). Con il cedolino di novembre saranno corrisposti anche gli arretrati maturati dal 1° gennaio 2022 al 30 settembre 2022.

In tutto si tratta di un incremento del 2,2% fino a fine anno, ma solo per coloro che percepiscono assegni da 2.692 euro al mese. Gli acconti saranno poi defalcati dalle rivalutazioni previste da gennaio 2023.

La rivalutazione da gennaio 2023

Ma quello che più importa è che da gennaio 2023 scatterà la piena rivalutazione della pensione per tutti. Le pensioni dovranno essere rivalutate in base ai dati definitivi sull’inflazione del 2022 che si prevede intorno al 7-8%. Quindi, sempre per chi percepisce una pensione da 35 mila euro, si tratta di aumento compreso fra 188 e 215 euro al mese per tredici mensilità.

La spesa previdenziale assorbirà quindi una bella fetta di risorse dal prossimo bilancio statale per la perequazione automatica.

Cosa insolita perché l’inflazione è rimasta molto bassa negli ultimi 10 anni.

Non tutti avranno però la rivalutazione piena della pensione. Per chi percepisce redditi alti l’incremento sarà ridotto. Al momento la legge prevede le seguenti fasce per la rivalutazione delle pensioni:

  • 100% per importi fino a 2.6062,32 euro al mese;
  • 80,9% per importi da 2.602,33 e 2.577,90 euro al mese;
  • 77,4% per importi superiori a 2.577,91 euro al mese.