Va verso il tramonto l’ipotesi di estendere a tutti la possibilità di andare in pensione a 41 anni. Posto che quota 100 volge al termine a fine 2021, resta ancora da trovare una soluzione condivisibile per le pensioni anticipate.

Al momento il governo non si è ancora espresso sulle ipotesi di riforma delle pensioni. Segno che ci sono difficoltà a trovare una soluzione o c’è dell’altro? Dal premier Draghi al ministro del Lavoro Orlando non trapela nulla, ma il tempo stringe. Col rischio di uno scalone di cinque anni previsto dalle regole Fornero per chi non potrà beneficiare di quota 100.

Pensioni, quota 41 costa troppo

Tra le varie ipotesi di riforma del sistema pensionistico, quella più accreditata di consentire il pensionamento anticipato con 41 anni di contribuzione starebbe tramontando. Sarebbe la più costosa. “Parte da 4,3 miliardi di euro nel 2022 e arrivando a 9,2 miliardi a fine decennio, pari allo 0,4% del Pil”.

Lo ha detto il presidente dell’Inps, Pasquale Tridico, aggiungendo che l’opzione al calcolo contributivo con 64 anni di età e 36 di contributi (nuova quota 100) sarebbe la meno onerosa.

Costerebbe inizialmente 1,2 miliari toccando un picco di 4,7 miliardi nel 2027, e per questo più equa in termini intergenerazionali, con risparmi già poco prima del 2035 per effetto della minor quota di pensione dovuta all’anticipo, ma soprattutto per i risparmi generati dal calcolo contributivo“.

Ipotesi flessibilità in uscita

Un’altra ipotesi attuabile sarebbe quella di una pensione flessibile. Tridico l’aveva già detto in passato e torna a riproporlo, anche se i sindacati avevano già espresso il loro punto di disaccordo.

La pensione prevede un’opzione di anticipo della sola quota contributiva della pensione a 63 anni, rimanendo ferma a 67 la quota retributiva. Secondo il presidente dell’Inps la pensione flessibile così concepita

garantisce flessibilità per la componente contributiva dell’assegno pensionistico con costi molto più bassi per il sistema. L’impegno di spesa parte da meno di 500 milioni nel 2022 e raggiungerebbe il massimo costo nel 2029 con 2,4 miliardi di euro“.

Nel lungo periodo tale riforma delle pensioni porterebbe a una riduzione della spesa pensionistica rispetto alla normativa vigente. Ma con impatti chiaramente differenti e diversa sostenibilità sui conti pubblici.