Si continua a parlare di pensioni perché molto cambierà dal prossimo 26 settembre. Il Paese è prossimo ad un cambio di governo perché sono in calendario le nuove elezioni politiche. E nella campagna elettorale, l’argomento previdenziale è stato uno dei più dibattuti. Sono diverse le proposte e le ipotesi che riguardano le pensioni. Usando la logica e guardando in faccia la realtà è difficile ipotizzare che nello stretto giro di un paio di mesi si possa affrontare una riforma della previdenza degna di questo.

Una riforma che allo stato attuale delle cose, assomiglia più a una chimera che una reale possibilità. È vero però che le proposte di modifica del sistema previdenziale italiano sono sempre tante e qualcuna potrebbe essere una specie di panacea per molti lavoratori.   

“Buonasera, vorrei proporvi un mio quesito relativo alle pensioni. Sembra che dal 2023 si dovrebbe poter andare in pensione di nuovo a 62 anni come con quota 100. Io sono uno dei più penalizzati dalla chiusura di quota 100 lo scorso 31 dicembre 2021. Infatti ho compiuto 62 anni a marzo 2022 e quindi, nonostante ho 39 anni di contributi versati, non ho potuto accedere alla quota 100 perché nel 2022 non era più valida. Sembra che la politica abbia intenzione di ripartire con una misura più o meno simile, o almeno questo è quanto capisco da quello che si legge in giro su siti web più o meno autorevoli. Per questo chiedo a voi di dirmi se quello che ho sentito è realtà o meno.” 

La quota 100 ha lasciato strascichi inevitabili  

Dal 2019 al 2021, per 3 anni, la quota 100 è stata una misura che è consentito il pensionamento ai lavoratori che avevano completato i 62 anni di età e avevano raggiunto già i 38 anni di contributi versati. Una misura senza particolari limiti, né di platea e nemmeno di genere. La chiusura prevista e che si è materializzata per la quota 100 il 31 dicembre 2021, ha lasciato inevitabili strascichi per quanto riguarda molti lavoratori.

Infatti c’è chi ha pagato a caro prezzo il venire meno di una misura così favorevole in termini di uscita dal lavoro.  

I penalizzati di quota 100, ecco chi sono i lavoratori a cui serviranno 5 anni in più per la pensione 

Anche se il legislatore ha deciso di sanare la falla aggiungendo una misura in sostituzione della quota 100, cioè la quota 102, ci sono lavoratori che subiranno in pieno gli effetti di quello scalone di 5 anni che tutti volevano evitare. E il nostro lettore è uno di questi, dal momento che non ha fatto in tempo a completare i 62 anni di età prima della scadenza della quota 100. Per il nostro lavoratore ipotizzare un futuro lavorativo fino a 67 anni di età oggi non è certo esercizio azzardato. Infatti mancano misure di pensionamento anticipato come faceva quota 100. Ed anche il riferimento che fa il nostro lettore a ipotetiche nuove misure del 2023 resta solo una ipotesi. Al momento nessuna certezza quindi.

In pensione con le uscite flessibili nel 2023, tra penalizzazioni e tagli

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I sindacati da anni spingono per l’ingresso nel sistema di una misura che consente il pensionamento a partire dai 62 anni di età con 20 anni di contributi versati. Sarebbe una specie di nuova pensione di vecchiaia, però flessibile. Sarebbe a libera scelta del lavoratore uscire o meno dal lavoro fino ai 67 anni di età. Una misura come quella di cui parlano di sindacati finirebbe con il consentire una nuova possibilità di quiescenza per molti lavoratori. E il nostro lettore potrebbe essere uno di quelli interessati da una misura di questo genere. Sempre che questa misura troverà il placet della politica dal momento che molti dubbi sulla misura emergono dal punto di vista dell’impatto sulle casse statali.

 

In pensione a 62 anni ma senza i 38 anni di contributi previsti per la vecchia quota 100 

Una nuova ipotetica misura di pensionamento a 62 anni che sarebbe ancora migliore della quota 100. Perché consentirebbe di uscire dal lavoro anche con una carriera più corta dei 38 anni di contributi della pensione per quotisti. Una cosa che potrebbe essere introdotta per permettere alla misura di essere più sostenibile per quanto riguarda la spesa previdenziale italiana sarebbe il ricalcolo contributivo della prestazione. Imponendo a chi sceglie di uscire a 62 anni il ricalcolo contributivo della prestazione significa imporre un taglio pesante di assegno. Lo stato potrebbe riuscire a risparmiare rispetto alla spesa originaria prevista per la misura. Resta ilmuro dei sindacati, che non vogliono sentire parlare di tagli di assegno e penalizzazioni.  

Opzione pensione a 63 o 64 anni con tagli lineari, la via è possibile? 

Altre misure che potrebbero essere introdotte sono quelle che partono invece dai 63/64 anni di età. E che per il nostro lettore sarebbero anche buone. Una misura che richiama al DDL 857 dell’ex Presidente della Commissione Lavoro della Camera dei Deputati, Cesare Damiano prevede proprio questo. Si potrebbe uscire dal lavoro intorno ai 63 anni di età accettando un taglio tra il 2% e il 3% per ogni anno di anticipo rispetto alla pensione a 67 anni. Ipotesi e proposte, ma al momento zero alternative per molti alla pensione a 67 anni. Il nostro lettore fa bene a considerarsi uno dei più danneggiati dalla chiusura di quota 100. Soprattutto perché oltre ad essere stato escluso dalla quota 100 ha perso il treno pure della quota 102. Infatti la misura che ha sostituito la quota 100 ha aumentato di due anni l’età di uscita. In pratica si esce a 64 anni di età e non 62. E il nostro lettore come non ha fatto in tempo a compiere 62 anni per la quota 100, non farà in tempo a compiere 64 anni per la quota 102, che scade il 31 dicembre 2022.