Continuano a calare le pensioni in Italia. Il trend negativo dell’importo medio delle rendite è ormai consolidato da anni, nonostante il numero in aumento delle prestazioni liquidate dall’Inps. Nel 2022 l’assegno medio mensile è ammontato a 1.153 euro, in calo del 1,7% rispetto allo scorso anno e del 4,1% rispetto al 2020.

Il dato statistico è stato pubblicato dall’Osservatorio sui flussi di pensionamento dell’Inps. L’istituto precisa come tali valori si riferiscono a tutte le pensioni: vecchiaia, anticipate, di invalidità, ai superstiti, appartenenti a ogni gestione previdenziale.

Compresi gli assegni sociali.

Importo medio delle pensioni in calo del 1,7%

Nel dettaglio, nel 2022 il totale delle prestaizoni liquidate dall’Inps è stato di 877.724, per un importo medio mensile di 1.153 euro. Con differenze sostanziose tra le pensioni di vecchiaia (845 euro) e quelle le anticipate (1.907 euro). Risultano in calo anche il numero di assegni liquidati con anticipo, diminuiti del 18,21% (da 295.072 a 241.339). Il dato risente dell’esaurimento nel 2021 di Quota 100 sostituita da Quota 102 che presenta molte restrizioni.

Di queste pensioni liquidate nel 2022, per gli uomini l’importo medio dell’assegno è stato pari a 1.381 euro e per le donne pari a 976 euro. In entrambi i casi si tratta di un calo generalizzato e di un aumento del gender gap. A contribuire all’allargamento del divario fra uomini e donne è stata in particolare Opzione Donna. Gli assegni liquidati con questo sistema risultano mediamente inferiori ai mille euro al mese.

Perché diminuiscono le rendite

Ma perché stanno calando di anno in anno gli importi delle pensioni? Benché l’aumento dell’età pensionabile e il numero dei pensionati dovrebbe contribuire a far salire la media, il motivo principale sta nel sistema di calcolo della rendita. Oltre che nella rivalutazione del montante contributivo legato all’andamento del Pil e non all’inflazione.

Come noto, oggi le pensioni sono per la maggior parte liquidate con il sistema di calcolo misto.

Cioè in parte retributivo (più vantaggioso), per i contributi versati prima del 1996, e in parte contributivo, per quelli versati dopo tale data. Ma ogni anno che passa per i lavoratori, il peso del calcolo si sposta sempre più verso la parte contributiva con conseguente penalizzazione. A oggi le pensioni italiane sono liquidate per il 70% nel regime contributivo e solo per il 30% in quello retributivo

Questo rende il calcolo della pensione meno conveniente rispetto al passato. Quindi man mano che trascorrono gli anni gli importi medi scendono. Nonostante l’età per andare in pensione tende ad aumentare per effetto dell’esaurimento delle uscite anticipate. Nel 2035, quando il sistema contributivo sarà entrato a pieno regime, tutte le pensioni avranno importi medi ancora più bassi rispetto a quelli attuali.