Se il Pil scende, la spesa per le pensioni rischia di diventare insostenibile nel tempo. Inutile girarci attorno, per l’Italia si tratta di una zavorra che potrebbe una bomba se l’economia non si riprenderà col nuovo decennio.

In soli tre anni, tra il 2018 e il 2020, l’incidenza sul Pil della spesa per le pensioni è aumentata significativamente – fa notare l’Ufficio parlamentare di bilancio (Upb) –. Soprattutto per effetto del peggioramento del quadro macroeconomico e delle nuove possibilità di pensionamento introdotte nel 2019.

Nel medio periodo, lo scarto tende gradualmente a scomparire, dal momento che tutte le proiezioni incorporano il medesimo scenario macroeconomico di lungo periodo e scenari demografici simili.

Il peso delle pensioni sul Pil italiano

E’ quanto si legge nell’analisi dell’Upb dedicata ai cambiamenti nelle proiezioni di medio lungo termine della spesa pensionistica in Italia. In essa vengono confrontati i risultati di quattro dei più recenti esercizi di proiezione condotti dalla Ragioneria Generale dello Stato: quelli contenuti nei rapporti “Le tendenze di medio-lungo periodo del sistema pensionistico e socio-sanitario” del luglio 2018, 2019 e 2020, e quello riportato a ottobre nella Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2020.

Quanto incide la spesa pensionistica sul Pil

In particolare, sottolinea l’Upb, nel passaggio tra la proiezione del 2018 e quella del 2019, l’incidenza della spesa pensionistica sul Pil aumenta poco meno di un punto percentuale nel 2020 (arrivando al 15,8%), per poi convergere gradualmente verso la precedente proiezione, alla quale si allinea tra il 2040 e il 2045.

Questo andamento è riconducibile innanzitutto alle novità introdotte nel 2019. Quelle, di natura temporanea, relative alle nuove possibilità di pensionamento previste con quota 100. E quelle, con effetto permanente, conseguenti alla sospensione fino al 2026 dell’aggancio alla speranza di vita dei requisiti per le uscite anticipate.

Pressione spesa pensioni al massimo nel 2020

Alla luce della nuova valutazione del quadro macroeconomico tendenziale, nella Nadef appena presentata dal Governo è contenuta una revisione delle previsioni.

Si tratta della variazione del profilo relativo all’incidenza della spesa pensionistica sul Pil rispetto alle proiezioni già formulate a luglio 2020. Esse erano basate, nel breve periodo, sul quadro macroeconomico del Documento di economia e finanza dello scorso aprile.

Gli effetti della pandemia

L’incidenza della spesa pensionistica sul Pil aumenta ulteriormente nel 2020 di circa un decimo di punto percentuale. Ma è rivista al ribasso negli anni successivi e fino al 2045, per poi sovrapporsi ai precedenti valori di proiezione sino al 2070.

La nuova valutazione del quadro macroeconomico incorpora, da un lato, il peggioramento del quadro macroeconomico verificatosi da aprile a ottobre e, dall’altro, le misure anti-crisi introdotte da maggio. Non è invece considerato l’impatto positivo sulla crescita che potrebbe derivare dagli interventi futuri di rilancio dell’economia realizzabili utilizzando le risorse di Next Generation Eu. Né l’effetto che si profila a breve e medio termine sulla dinamica del Pil a seguito della seconda ondata della pandemia.

Complessivamente, dalla proiezione del 2018 a quella più recente del 2020 (riportata nella Nadef), l’incidenza della spesa pensionistica sul Pil è più elevata di 2 punti percentuali nel 2020 (tocca il 17,1%), di 0,3 punti percentuali nel 2045 (16,4%) e 0,1 punti percentuali nel 2070 (13,25).