A settembre circa 30.000 persone lasceranno la scuola per andare in pensione. Di queste la fetta più grossa è costituita dagli insegnati di ogni ordine e grado, dipendenti dal Ministero dell’Istruzione.

Come noto, per andare in pensione nella scuola bisogna presentare domanda di verifica dei requisiti all’Inps entro il 1 marzo per uscire il 1 settembre. Quest’anno le richieste sono diminuite rispetto al 2021 per effetto della fine di quota 100, ma sono comunque tante e il lavoro di accertamento è stato immenso.

Centinaia di domande pensione rigettate dall’Inps

L’Inps fa sapere di aver quasi completato l’iter di verifica che concede la certificazione al diritto alla pensione.

Su circa 30.000 richieste, quasi 600 sono state rigettate o necessitano di ulteriori accertamenti documentali.

Fra i motivi di diniego vi sarebbero molti errori formali che i sindacati imputano più che altro alla rigida procedura telematica o, in alcuni casi, addirittura alla perdita dei dati trasmessi. Cose che succedono sulla quantità, ma a cui è possibile rimediare senza disperarsi.

In via bonaria, per chi si è visto rigettare la certificazione al diritto di pensione a settembre, è possibile presentare un semplice ricorso amministrativo. Come spiegato anche dall’Inps nelle relative comunicazioni abbinate al motivo del rigetto.

I patronati suggeriscono di non lasciarsi abbandonare ad eccessivi allarmismi e di analizzare attentamente i motivi della reiezione. Entro 30 giorni dalla ricezione della comunicazione Inps è possibile presentare richiesta di riesame.

I motivi del rigetto

Fra i molti motivi di diniego al diritto alla pensione vi sarebbero però anche errori sostanziali. La mancanza dei requisiti contributivi, ad esempio, è uno dei più frequenti. Vuoi per mancanza di una settimana o di un mese, l’Inps respinge quasi in automatico la richiesta.

Questo succede in particolare per il personale scolastico che fa domanda di pensione anticipata con Opzione Donna, Ape Sociale e Quota 102. Il requisito contributivo in questi casi è fondamentale e se non risulta dagli archivi centrali Inps, le domande sono scartate.

Per Opzione Donna, ad esempio, i contributi versati devono essere realmente versati, cioè non derivanti da periodi di malattia o disoccupazione per i quali è previsto l’accredito figurativo. Idem per quota 102, dove almeno 35 anni di contribuzione deve risultare da versamenti concreti.