Dal prossimo anno quota 100 sparisce. Al suo posto arriva quota 102 per dodici mesi, poi si vedrà. E’ questo lo schema di riforma pensioni che il governo ha presentato al Parlamento per la prossima legge di bilancio.

Quota 100, però, non sparirà del tutto. Rimarrà possibile solo per alcuni lavoratori dipendenti del settore privato. In particolare per quelli appartenenti alle Pmi in crisi e con meno di 50 addetti. Perché questa soglia?

Quota 100 anche nel 2022, ma non per tutti

Sempre secondo lo schema della legge di bilancio 2022 in fatto di pensioni, è prevista anche la possibilità di proseguire con i contratti di espansione per due anni.

Questo per consentire ai dipendenti delle grandi imprese di fruire di uno scivolo fino a 60 mesi dalla pensione.

In pratica si consente alle grandi aziende di accompagnare verso il pensionamento i lavoratori che abbiano compiuto almeno 62 anni. L’indennità commisurata alla pensione futura è pagata dal datore di lavoro fino ai 67 anni di età. In pratica, una specie di quota 100 a carico dell’azienda.

I nuovi contratti di espansione, però, benché consentiti fino al 2023, si limitano alle aziende con più di 50 dipendenti. Proprio per una questione di disponibilità finanziarie a sostenere l’esodo dei lavoratori.

Un fondo statale alla Pmi per andare in pensione a 62 anni

Al di sotto di tale soglia, diventa eccessivamente oneroso per le Pmi consentire lo scivolo pensionistico, pur avendo anche le piccole e medie aziende necessità di ricambiare il personale e/o riorganizzare l’impresa. Soprattutto se in crisi.

Così lo Stato stanzierà 600 milioni di euro per i prossimi tre anni al fine di consentire lo scivolo pensionistico anche solo a chi ha pochi dipendenti in organico. Quindi una specie di quota 100 garantita da finanziamenti pubblici.

Le modalità di accesso al fondo saranno rese note da apposito decreto ministeriale nella prima parte del 2022. Probabilmente sarà l’Inps a gestire le disponibilità del fondo sulla scorta delle domande ricevute e in osservanza dei requisiti necessari a carico del datore di lavoro.

Le Pmi in crisi potranno comunque da subito organizzare gli scivoli dei lavoratori e l’Inps pagherà le relative indennità.