Il ritorno alla Fornero è servito. Dal 2023 andare in pensione anticipata sarà un lusso per pochi, come era nelle previsioni della vigilia della manovra finanziaria. Ma forse qualcuno lo aveva già capito lo scorso anno quando l’ex premier Mario Draghi aveva parlato di precaria sostenibilità del sistema pensionistico italiano.

E’ una questione di numeri. E di soldi, ben inteso. I numeri sono quelli che vedono il nostro Paese invecchiare rapidamente con una spesa per pensioni e assistenza sempre più alta a fronte di sempre meno lavoratori.

I soldi, invece, mancano sempre, soprattutto oggi che l’inflazione è tornata a correre.

Il ritorno della Fornero

Inutile indignarsi quindi. Una vera riforma pensioni non si potrà fare e le deroghe finora attuate dopo il varo della riforma Fornero dieci anni fa sono solo state una parentesi della storia previdenziale italiana.

Presto si tornerà ad andare tutti in pensione a 67 anni o con 41-42 anni e 10 mesi di contributi. Pena l’impossibilità di sostenere il bilancio statale, già gravato da un pesante debito pubblico. Del resto, se il Pil non cresce, i lavoratori diminuiscono e i pensionati aumentano è del tutto evidente che il sistema è destinato a non reggere a lungo.

E così, fra una promessa di riforma e l’altra si torna alla Fornero dal 2023. Quota 103 è solo uno specchietto per le allodole, non servirà ad ammortizzare lo scalone con la fine di Quota 102. Tant’è che le stime di uscita anticipata per il 2023 a 62 anni con 41 di contributi parlano di poche migliaia di lavoratori.

Anche su Opzione Donna si va verso un rinnovo con restrizioni tali da rendere difficile l’uscita dal prossimo anno. L’età dovrebbe salire a 60 anni (resterebbe a 58-59 anni per chi ha figli) ma a condizione che ci si trovi in condizioni di disagio sociale. Anche Ape Sociale sarà prorogata, ma senza le tanto attese modifiche per allargare la platea dei lavoratori gravosi che potrebbero beneficiare dell’uscita a 63 anni.

Le (poche) vie per la pensione anticipata

Chi potrà quindi andare in pensione anticipata nel 2023? I più fortunati saranno i lavoratori dipendenti del settore privato di medie e grandi imprese. Per costoro resta valida ancora per un anno la possibilità di usufruire dello scivolo pensionistico fino a 5 anni previsto dai contratti di espansione.

Per tutti gli altri resterà Opzione Donna in versione ristretta e Ape Sociale a partire da 63 anni di età con almeno 30 di contributi versati, ma solo a determinate condizioni di disagio sociale. Resta infine Quota 41 riservata ai lavoratori precoci che possono contare su almeno 41 anni di lavoro alle spalle.

Inutile dire che le regole Fornero torneranno quindi in versione integrale per tutti i lavoratori che non potranno beneficiare delle uscite anticipate di cui sopra. 67 anni di età è quindi il traguardo che tornerà ad interessare quasi tutti i lavoratori.