Non resterà che la Fornero nel 2023. Un rischio enorme per tutti i lavoratori, a maggior ragione per i nati nel 1960 che rischiano di essere esclusi da qualsiasi possibilità restando penalizzati. L’esempio dei nati nel 1960 è eloquente per capire cosa accadrebbe al sistema senza interventi profondi nella prossima manovra finanziaria. L’occasione per parlarne è offerta da un nostro lettore nato proprio nel 1960 che ha chiesto cosa può sfruttare l’anno venturo per andare in pensione.  

“Gentile esperto volevo capire in che condizioni mi trovo per un eventuale mio pensionamento nel 2023 dal momento che tra voci, dicerie e ipotesi non riesco a capire bene quali potrebbero essere le vie d’uscita per me.

A febbraio del 2023 compio 63 anni. Sono nato infatti il 17 febbraio del 1960. Lavoro da quando avevo 20 anni ed anche se a corrente alternata e con periodi di lavoro che i miei datori di lavoro non mi hanno riconosciuto a livello contributivo, mi trovo con 37 o 38 anni di contributi versati. Dopo un incidente sono stato riconosciuto invalido a 30%. Un po’ per stanchezza e un po’ perché ho la sensazione che le cose nell’azienda per cui lavoro vadano male, volevo vedere se potevo accedere ad una misura di pensionamento qualsiasi. Cosa mi consigliate?” 

Per i nati nel 1960 pensioni a rischio e si ripiomba in pieno nella legge Fornero 

Senza voler essere pessimisti e senza voler abbattere moralmente il nostro lettore è evidente che la situazione non è rosea. Stando alla situazione attuale, che naturalmente resta in via di definizione perché di fatto l’Italia si appresta al cambio di governo con le nuove elezioni del 25 settembre, chi è nato nel 1960 come il nostro lettore, rischia di essere probabilmente il più penalizzato. In pratica il nostro lettore a fronte di una carriera lavorativa lunga e con una buona dose di contributi versati, ha compiuto 62 anni di età troppo tardi per poter rientrare nella vecchia quota 100.

 

I nati nel 1960 fuori da Ape sociale, quota 100 e quota 102 

Il lettore si trova ad aver compiuto 62 anni quest’anno, quando la quota 100 era già scaduta (il 31 dicembre 2021). A peggiorare il tutto il fatto che nel 2022 non è potuto rientrare in quota 102 perché l’età minima di questa misura era pari a 64 anni. E anche l’Ape sociale che si centra con almeno 63 anni di età, esclude il nostro lettore dal momento che questa misura dovrebbe scadere il 31 dicembre 2022. In pratica, non è detto che quando compirà 63 anni di età si troverà la misura attiva e utilizzabile. Usare il condizionale è un obbligo dal momento che dell’Ape sociale si parla come di una misura che potrebbe essere prorogata anche nel 2023. Al momento però è solo un’ipotesi che dovrebbe trovare conferma solo con la legge di Bilancio e quindi, approvata a fine anno. 

Come si esce dal lavoro a 63 anni nel 2023 

Il nostro lettore non rientra nemmeno nella pensione anticipata con invalidità pensionabile poiché ci dice di essere stato riconosciuto si invalido, ma solo al 30%, mentre la misura prevede una invalidità pensionabile pari ad almeno l’80%. Avesse avuto questo grado di disabilità poteva sfruttare la misura che consente l’uscita già a 61 anni di età e con solo 20 di contributi versati. La carriera di 38 anni di contributi versati e il fatto che abbia iniziato già a 20 anni di età, lo esclude anche da una misura come la pensione anticipata contributiva, che tra l’altro non potrebbe sfruttare nel 2023, ma solo nel 2024 per via dell’età necessaria che resta di 64 anni. Non ci sono alternative quindi che restare al lavoro, fpuntando a completare i requisiti utili per la pensione anticipata ordinaria, o addirittura aspettando i 67 anni di età per la pensione di vecchiaia.