La pensione dei militari potrebbe cambiare. Nel mirino dei tecnici riformatori delle pensioni ci sarebbe, fra le varie opzioni di una prossima revisione del sistema, anche l’innalzamento del limite ordinamentale di 2 anni per i ruoli e gradi più bassi. Cioè non più 60 anni, ma 62 per la cessazione dal servizio.

L’innalzamento sarebbe graduale nel tempo, tre mesi all’anno fino a completamento della riforma a regime. Coinvolgerebbe la generalità del personale militare e appartenete alle forze di polizia, ivi inclusi i vigili del fuoco.

Tutte indiscrezioni non confermate, ben inteso, ma che circolano ormai da tempo.

Militari in pensione a 62 anni

La riforma è dettata da due particolari esigenze. La prima è dettata dall’innalzamento della speranza di vita legata all’età pensionabile che, per il personale militare, non è mai stata applicata dopo la riforma Fornero. Mentre per tutti gli altri lavoratori è realtà già da parecchi anni.

La seconda è dovuta a questioni economiche. Il costo dell’intervento pubblico tramite il fondo di perequazione per le pensioni di vecchiaia sta diventando sempre più oneroso. Questo perché la liquidazione dei trattamenti pensionistici richiede più soldi per compensare la differenza risultante dalla liquidazione con il sistema di calcolo contributivo che sta entrando gradualmente a regime.

Per quest’anno, ad esempio, serviranno – secondo fonti ministeriali – 62 milioni di euro per dare ai militari che cessano dal servizio una pensione commisurata al trattamento di vecchiaia a 67 anni. Fondi che saliranno a più di 124 milioni nel 2025, a 218 nel 2028 e a 311 nel 2031. Senza considerare che dopo il 2026 l’età della pensione per la generalità dei lavoratori tornerà a salire e, quindi, il divario da colmare con i trattamenti di vecchiaia del personale militare si amplierà.

Le riforme Gasparri e Graziano

Questo progetto di riforma delle pensioni dei militari si inserisce in un più ampio dibattito che vede coinvolti tutti i lavoratori pubblici e privati.

Quindi nulla di specifico o mirato verso la categoria. Un progetto che sostanzialmente prevede (come già sta succedendo) la soppressione delle pensioni anticipate e l’introduzione di maggiore flessibilità in uscita.

In questo ambito il comparto Difesa e Sicurezza ha già messo le mani avanti tramite i sindacati dell’Arma dei Carabinieri e della Polizia di Stato. Due progetti di riforma sono stati presentati dal senatore Roberto Gasparri e del deputato Stefano Graziano per rivedere le modalità di computo della pensione di militari e poliziotti. Al fine di riservare loro un trattamento dignitoso al momento della cessazione del servizio per raggiunti limiti di età.

Progetti che, tuttavia, dovranno pur sempre fare i conti con specifiche esigenze di bilancio anche in considerazione dell’aumento dei costi per via dell’inflazione. Insomma, benché non via sia al momento nulla certo, è probabile che con la prossima riforma pensioni, un ritocco all’insù all’età anagrafica arriverà.