Anche la casistica dei lavori usuranti entra nel vivo della riforma pensioni. Il ministro del lavoro Nunzia Catalfo ha convocato i sindacati il 14 ottobre 2020 per una nuova riunione del tavolo tecnico di studio sulla riforma del sistema pensionistico.

In quell’occasione si discuterà, oltre che della riforma cardine di quota 100, anche del pensionamento anticipato di chi effettua lavori gravosi e usuranti. Come noto, ci sono molte note dolenti che interessano i lavoratori usuranti e che non hanno trovato nel tempo un giusto e corretto riconoscimento, quasi il governo se ne sia dimenticato.

La pensione per i lavori usuranti

Attualmente chi ha svolto lavori usuranti va in pensione a 61 anni (62 per i lavoratori autonomi) con almeno 35 anni di contributi. Per quanto concerne i requisiti oggettivi, affinché un lavoratore possa andare in pensione prima, deve aver svolto un certo numero di anni come lavoratore gravoso. Almeno la metà della vita lavorativa.

C’è poi da osservare che attualmente la pensione è liquidata solo dopo 12 mesi (18 per gli autonomi) dalla maturazione dei requisiti previsti. Per cui il lavoratore è costretto ad attendere ancora un lungo periodo prima di percepire la pensione.

Commissione lavori usuranti non ancora insediata

Sul tema spinoso, la Uil ci va giù pesante in una dichiarazione del segretario Domenico Proietti:

è a dir poco scandaloso che a distanza di otto mesi dall’approvazione della legge di bilancio non siano state ancora insediate le due commissioni istituzionali per separare l’assistenza dalla previdenza e per individuare i lavori usuranti. Nonostante l’impegno profuso dalla ministra Catalfo non si riesce a vedere la luce“.

Problema che non può essere giustificato col ritardo dovuto alla pandemia, perché la stessa cosa è accaduta nel 2018.

La verità – secondo Proietti – è che, al netto della volontà politica, ci sono procedure obsolete che danno il potere a molti organismi amministrativi di rallentare o boicottare l’attuazione delle leggi. Bisogna rimuovere con determinazione questi comportamenti che non sono compatibili con l’efficienza e l’efficacia di cui il Paese ha bisogno“.

Lavori usuranti, in pensione con quota 98?

Il Ministero del lavoro pensa quindi ad un doppio binario in grado di favorire chi esercita professioni gravose. E’ necessario mettersi intorno a un tavolo e fare una lista dei lavori usuranti perché un professore universitario vorrebbe lavorare a settant’anni, mentre in tanti lavori usuranti non è possibile prospettare una vita lavorativa così lunga. E’ necessario differenziare, come ha ribadito il premier Conte.

Così sta prendendo corpo l’idea di consentire l’uscita anticipata a 62 anni e 36 di contributi, con una penalizzazione ridotta o nulla, a chi oggi usufruisce dell’Ape sociale (anzianità contributiva di almeno 35 anni e, se lavoratori dipendenti, di un’età minima di 61 anni e 7 mesi, fermo restando il raggiungimento della quota minima complessiva tra età e contributi pari a 97,6 anni, mentre per i lavoratori autonomi l’età minima deve essere di 62 anni e 7 mesi, fermo restando il raggiungimento di quota 98,6).

Sono 15 le categorie attualmente ricomprese nella lista delle professioni gravose. E la lista comprende, tra gli altri, operatori ecologici ed altri raccoglitori e separatori di rifiuti; operai dell’industria estrattiva, dell’edilizia e della manutenzione degli edifici; conduttori di gru o di macchinari mobili per la perforazione nelle costruzioni; conciatori di pelli e di pellicce e conduttori di convogli ferroviari e personale viaggiante.