Aumentano le pensioni di invalidità civile al 100%. L’importo passa a 651,51 euro al mese anche per chi ha meno di 60 anni.

Il governo, come preannunciato e uniformandosi alla sentenze della Corte Costituzionale dello scorso mese di giugno, ha stanziato i fondi che consentiranno agli invalidi civili totali di ottenere d’ora in avanti un sufficiente assegno pensionistico.

Aumenti a partire dal 20 luglio 2020

Con il decreto di Agosto, il governo ha istituito un fondo da 178 milioni di euro per soddisfare le esigenze della platea dei beneficiari di età compresa fra i 18 e 59 anni con invalidità civile al 100%, compresi ciechi, sordomuti.

L’incremento dagli attuali 285,66 euro mensili fino a 651,51 euro al mese scatterà dal 20 luglio 2020 e sarà messo in pagamento dall’Inps dal 1 settembre. Manca ancora l’ufficialità dell’istituto di previdenza con apposita circolare, ma la data con la quale dovrebbero essere liquidati i nuovi importi dovrebbe essere quella, salvo ritardi dell’ultimo momento. L’Inps dovrà infatti verificare i limiti di reddito dei pensionati prima di erogare l’assegno.

I limiti di reddito

A oggi l’assegno per gli invalidi civili totali è riconosciuto a condizione di possedere un reddito personale non superiore a un certo livello. La pensione sarà quindi più che raddoppiata, a 651,50 euro, in base alle nuove disposizioni del legislatore per tutti coloro che hanno un’invalidità civile totale, sempre nei limiti di reddito di cui sopra. L’incremento sarà però condizionato alle vecchie regole previste dalla legge numero 448 del 2011 (“incremento al milione”, riferito alle vecchie lire) nei limiti di reddito personale stabiliti in euro 8.422,85 euro all’anno (14.396,72 euro se c’è anche il coniuge). I redditi da prendere in considerazione sono quelli derivanti da lavoro dipendente o assimilato, da lavoro autonomo e occasionale, da pensioni ai superstiti e da tutti gli altri assoggettabili ai fini Irpef. Non sono da considerare i redditi da pensione di invalidità civile, la rendita della casa di abitazione, l’indennità di accompagnamento, i trattamenti di famiglia e le pensioni di guerra.

Pensioni di invalidità civile, la sentenza della Corte Costituzionale

Come sancito dalla Corte Costituzionale, gli attuali assegni di assistenza erogati dall’Inps e spettanti agli invalidi civili totali sono troppo bassi perché “insufficienti a garantire il soddisfacimento delle elementari esigenze di vita”. Una questione che per anni ha violato l’articolo 38 della Costituzione e che solo ora la Corte ha chiarito su ricorso da parte della Corte d’Appello di Torino che riteneva che – in base alla Carta – “ogni cittadino inabile al lavoro e sprovvisto dei mezzi necessari per vivere ha diritto al mantenimento e all’assistenza sociale“. Ma a chi spetta l’aumento? Secondo la nuova legge, spetta solo ed esclusivamente agli invalidi civili totali con invalidità accertata al 100%, oltre a ciechi, sordi e muti, cioè coloro che non sono in grado di lavorare e quindi di procurarsi i mezzi economici per vivere. La novità consiste nel riconoscere l’importomaggiorato già a partire dal 18 esimo anno di età e non al solo compimento del 60 esimo, come previsto dalla normativa.

Per gli invalidi civili parziali non cambia nulla

Per gli invalidi civili con grado di invalidità inferiore al 100%, cioè con percentuale ricompresa fra 74% e 99% l’importo dell’assegno non subirà alcun incremento. Costoro continueranno a percepire l’assegno Inps pari a 285,66 euro. La Corte Costituzionale è infatti intervenuta solo a favore di coloro che risultano invalidi totali e cioè che non sono in grado di procurarsi mezzi economici per vivere e ai quali lo Stato deve assicurare una vita dignitosa. In particolare i supremi giudici costituzionali hanno affermato che il cosiddetto “incremento al milione”, in base all’art. 12 della vecchia legge numero 118 del 1971, debba essere assicurato agli invalidi civili totali senza attendere il raggiungimento del sessantesimo anno di età.

Quindi il legislatore è intervenuto, non tanto sull’importo dell’assegno spettante agli invalidi civili totali, quando sull’età anagrafica degli stessi. Perché se una persona è invalida civile (con accertamento definitivo da parte dell’Inps) al 100% a 40 anni, lo sarà anche dopo i 60.