Le pensioni di invalidità da 285,66 euro al mese sono anticostituzionali. La ha stabilito la Corte Costituzionale ritenendo l’assegno per gli invalidi totali “insufficiente a garantire il soddisfacimento delle elementari esigenze di vita”.

Il governo Conte aveva già previsto questa decisione rendendosi disponibile ad aumentare l’importo dell’assegno e subodorando quella che sarebbe stata la decisione dei giudici costituzionali. Tuttavia, le associazioni in difesa dei pensionati e degli invalidi civili si chiedono perché l’esecutivo non sia intervenuto prima senza dover attendere il responso dei giudici.

Pensioni invalidi, la decisione della Corte

La questione di legittimità costituzionale sugli assegni pensionistici degli invalidi civili fu sollevata innanzi alla Corte Costituzionale nel 2019 per violazione dell’art. 38 della Carta in quanto “ogni cittadino inabile al lavoro e sprovvisto dei mezzi necessari per vivere ha diritto al mantenimento e all’assistenza sociale“. La decisione dei giudici è arrivata il 24 giugno 2020 e ora obbliga il governo a intervenire sul tema. Probabile che l’assegno venga innalzato in occasione della più ampia riforma del sistema pensionistico italiano che dovrebbe vedere la luce il prossimo anno. Sul tavolo del Ministero del lavoro ci sono infatti altri temi caldi in discussione (rinviati per la pandemia), come la riforma di quota 100, l’Ape Sociale, Opzione Donna, e tutta una serie di innovazioni al quadro normativo che dovranno tenere conto anche dei giovani lavoratori e precari che non avranno adeguate tutele in futuro con le regole pensionistiche attuali.

L’assegno degli invalidi civili e l’incremento al milione

Attualmente l’assegno per gli invalidi civili totali ammonta a 285,66 euro a condizione di possedere un reddito personale non superiore a 16.814,34 euro annui. L’importo sale al compimento dei 60 anni fino a 516,46 euro al mese in base alla legge numero 448 del 2011 (“incremento al milione”, riferito alle vecchie lire) sempre nei limiti di reddito personale stabiliti in euro 8.422,85 euro all’anno (14.396,72 euro) se c’è anche il coniuge.

Secondo quanto stabilito dai giudici della Corte Costituzionale, l’importo è troppo basso poiché  i “mezzi necessari per vivere” violano il diritto riconosciuto dall’articolo 38 della Costituzione, secondo cui “ogni cittadino inabile al lavoro e sprovvisto di mezzi necessari per vivere ha diritto al mantenimento e all’assistenza sociale”. La Corte ha quindi affermato che il cosiddetto “incremento al milione”, in base all’art. 12 della vecchia legge numero 118 del 1971, debba essere assicurato agli invalidi civili totali senza attendere il raggiungimento del sessantesimo anno di età. Pertanto agli invalidi civili totali che non possono procurarsi mezzi di sostentamento per vivere, lo Stato dovrà riconoscere loro un assegno mensile pari a 516,46 euro al mese anche prima del compimento del 60 esimo anni di età. Per la Corte Costituzionale, tale decisione non ha effetto retroattivo, ma spetterà comunque al legislatore stabilire se riconoscere o meno l’importo anche prima, cioè, al momento dell’accertamento da parte dell’Inps dello stato di invalidità totale.