Pensioni all’estero sempre più nel mirino del fisco. Chi si trasferisce a vivere oltre confine per beneficiare di agevolazioni fiscali è costantemente sotto controllo da parte delle autorità fiscali e della Guardia di Finanza.

Il fenomeno è tanto più monitorato se i trasferimenti di residenza riguardano Paesi europei come la Spagna, il Portogallo, la Grecia, l’Albania, ecc. Queste giurisdizioni offrono sconti fiscali notevoli ai pensionati italiani che vi si trasferiscono a vivere portandosi dietro la pensione.

Pensioni senza tasse e residenze fasulle

Fin qui nulla da eccepire.

Ognuno è libero di andare a vivere dove vuole. Ma se la scelta è dettata da motivi prettamente fiscali e si fa ritorno in Italia una volta ottenuta la residenza all’estero, allora non va più bene e si incorre in reati di frode oltre che di truffa ai danni dello Stato.

E’ il caso di un ex dirigente italiano di una multinazionale con base in Sicilia che, dopo essere andato in pensione e aver portato la residenza a Cipro (flat tax 5% sui redditi da pensione), è tornato a vivere nell’isola. Lì la sorella e i figli erano titolari di un ristorante, ma la gestione degli affari era praticamente affidata al pensionato. Pizzicato dalla Guardia di Finanza ora deve rispondere degli illeciti e la pensione è stata bloccata.

Questo cosa significa? Che non basta trasferirsi all’estero e iscriversi all’AIRE (Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero) per godersi della pensione italiana detassata. Bisogna anche starci all’estero per almeno 183 giorni all’anno, come prevede la legge. Se, infatti, per il Paese ospitante questa regola vale tanto e poco, per l’Italia è tassativa.

Non solo. Occorre anche che il trasferimento di residenza all’estero implichi anche lo spostamento di tutte le proprie attività e interessi. Per cui non basta stare fuori dall’Italia per 183 giorni all’anno, ma bisogna che, in caso di rientro in patria, non si svolgano attività economiche di alcun genere.

I controlli del fisco sui residenti italiani all’estero

Ma come fa l’Agenzia delle Entrate a sapere se un pensionato vive realmente in Portogallo piuttosto che in Italia? Innanzitutto vi è da dire che coloro che si iscrivono all’AIRE finiscono automaticamente in una lista dedicata di persone soggette a controlli, sia da parte degli uffici immigrazione stranieri, sia da parte delle autorità consolari italiane.

Difficile, infatti, pensare che un pensionato che magari ha maturato consolidate relazioni di parentela in Italia, non abbia mai soggiornato all’estero e non conosca lingue straniere, di punto in bianco si trasferisca a vivere fuori dall’Italia. Dopo di che l’Agenzia delle Entrate, nell’ambito delle misure più recenti adottate dai Paesi membri Ue nell’ambito del monitoraggio fiscale, acquisisce tutta una serie di informazioni dal Paese ospitante che vengono poi incrociate con quelle reperibili dall’anagrafe tributaria e dalle Questure sul controllo passaporti.

Basta, poi, che il pensionato italiano possieda un autoveicolo, abbia un contratto telefonico, di luce elettrica o utilizzi frequentemente la carta di credito in Italia per scoprire la frode (oggi coi controlli digitali automatizzati è semplice e veloce).

Se poi ha bisogno con frequenza di assistenza sanitaria, è ancora più semplice per il fisco scoprire gli evasori. Giornali e televisioni non riportano queste notizie, ma il nucleo di Polizia Tributaria della Guarda di Finanza scova ogni anno centinaia di residenze fittizie.