Non tutti sanno che la Lega, pur essendo ostile da sempre alla Legge Fornero, a maggio del 2012 ha scritto un pezzetto di quella legge. Riguarda la negazione di pensioni e indennità in casi particolari. E’ incostituzionale il contributo leghista alla Legge Fornero, quel pezzetto di legge Fornero varata durante il Governo Monti.

Con quel contributo la Lega riuscì a far passare un emendamento per cancellare la pensione sociale ai condannati per mafia e terrorismo.

Di recente, con la sentenza n. 137 depositata il 2 luglio 2021, la Corte Costituzionale ha cancellato la sospensione degli assegni sociali ai condannati per mafia e terrorismo che scontano la detenzione domiciliare, la pena fuori dal carcere.

Non possono essere revocate le prestazioni assistenziali fondate su uno stato di bisogno, quel particolare ‘statuto di indegnità’ è incostituzionale anche nei confronti di chi ha commesso un reato grave. Negare il minimo vitale, i mezzi di sostentamento, viola i principi costituzionali su cui si basa il diritto all’assistenza.

Pensioni: perché è incostituzionale il contributo leghista alla Legge Fornero

I principi su cui si fonda il diritto all’assistenza sono contenuti nel comma 1 dell’art. 38 della Costituzione come ha ricordato il giudice costituzionale Giuliano Amato che ha redatto la sentenza n. 137 della Corte Costituzionale.

Ogni cittadino inabile al lavoro e sprovvisto dei mezzi necessari per vivere ha diritto al mantenimento e all’assistenza sociale“.

Il diritto all’assistenza non verrebbe garantito al condannato ai domiciliari privato dei mezzi di sussistenza. Era questo il caso dei due condannati per mafia e terrorismo (uno dei quali è un ex collaboratore di giustizia) che hanno presentato ricorso alla Corte costituzionale: uno dal tribunale di Fermo, l’altro dal tribunale di Roma.

L’emendamento leghista alla Legge Fornero non è soltanto incostituzionale. Viola il principio di ragionevolezza: l’ordinamento non può, da una parte, ritenere un soggetto meritevole di detenzione domiciliare e, dall’altra, privarlo dei mezzi per vivere che può ottenere soltanto dalle prestazioni assistenziali.

Pensioni e indennità salvaguardati per i condannati ai domiciliari

La sentenza n. 137 della Corte Costituzionale salvaguarda strumenti di natura assistenziale: indennità di disoccupazione, pensione sociale, assegno sociale, pensione di invalidità civile. Al contrario, il reddito di cittadinanza viene legittimamente sospeso ai condannati per reati particolarmente gravi seppure non detenuti in carcere in quanto il reddito di cittadinanza ha natura di reinserimento lavorativo.

La sentenza della Corte non cita quella parte della legge Fornero che stabilisce la sospensione della pensione ordinaria in caso di reati particolarmente gravi, Questa parte è più assimilabile a casi di condanne ad ex parlamentari a cui è stato prima revocato, poi restituito il vitalizio.