Anche se negli ultimi 25 anni la previdenza ha tagliato gli assegni dei comuni mortali ci sono categoria che, grazie alla politica, sono state tenute al riparo dalle diminuzioni degli importi delle proprie pensioni d’oro, importi che oscillano tra i 40mila e i 200mila euro l’anno.   I privilegi delle pensioni d’oro, che in Italia sono circa 30mila, rappresentano un mondo a parte rispetto alla previdenza dei comuni lavoratori. Proprio grazie agli interventi della politica, infatti, queste pensioni privilegiate sono state tenute al riparo da qualsiasi intervento.

  Chi sono coloro che percepiscono le pensioni d’oro che in alcuni casi sono ipocritamente definite “vitalizi” e di cui non si sa assolutamente nulla se non gli importi da capogiro?   Di queste pensioni si sa poco o nulla se non che sono costruite su regole di favore nei confronti di pochi anche se da 12 anni esiste una legge che imporrebbe la conoscenza di tutti i dati relativi a queste prestazioni.   La legge non viene applicata e non si trova il modo di farla rispettare perchè gli organi costituzionali invocano l’autoachia, ovvero la prerogativa del Parlamento di risolvere attraverso organi interni le controversie insorte con i propri dipendenti. L’autoachia rientra nel concetto dell’autonomia delle Camere e il suo obiettivo principale è quello di salvaguardare il Parlamento da ingerenze esterne. [tweet_box design=”box_09″ float=”none”]Pensioni d’oro con importi fino a 200mila euro annui intoccabili dale riforme[/tweet_box] A cercare di censire il paradiso delle pensioni d’oro ci ha provato il “bilancio del sistema previdenziale italiano” appena diffuso dal centro studi Itinerari presieduto da Alberto Brambilla che, anche dopo la chiusura del centro nel 2012, ha continuato a produrre il rapporto annuale nella cui ultima edizione ha inserito un capito speciale dedicato a quello che viene definito “l’altro sistema previdenziale”, ovvero quello che si sottrae a tutte le riforme, quello delle pensioni d’oro.
  Nel rapporto si sottolinea che reperire i dati è molto difficile e non si sa quanti sono i contributi pagati, quante sono le pensioni erogate e per quali importi. Nella prossima pagina vedremo a chi spettano queste pensioni d’oro e a quanto ammontano.  

Chi sono i pensionati intoccabili dalle riforme?

Le pensioni d’oro sono quelle percepite dal personale della Camera e del Senato, quelle degli ex deputati e senatori, quelle dei dipendenti della Regione Sicilia, quelle del personale quelle del personale della presidenza della Repubblica; quelle dei dipendenti della Corte Costituzionale e degli ex giudici della stessa; i vitalizi degli ex consiglieri regionali.   A non comunicare i dati su queste prestazioni previdenziali sono in primis Camera e Senato (che hanno regole previdenziali proprie approvate dagli stessi deputati e senatori), la Regione Sicilia, fuori del regime Inps poichè gestisce un fondo di previdenza sostitutivo per i propri dipendenti, la Corte costituzionale per i giudici e i propri dipendenti , la Presidenza della Repubblica per il proprio personale, le Regioni a statuto ordinario e quelle a statuto speciale per le cariche elettive.  

Come sono stati reperiti i dati?

Gli esperti coordinati da Brambilla per reperire i dati che costituzionalmente non potevano essere trovati hanno scattato una prima fotografia di questo “Mondo a parte” esaminando i bilanci di enti ed organi costituzionali.   Le pensioni d’oro censite sono 29.725 e costano un miliardo e mezzo l’anno allo Stato con assegni che sono di:

  • 40mila euro lordi (di 16.37 dipendenti della Regione Sicilia)
  • 200mila euro lordi annui (dei 29 ex giudici costituzionali).
  • 91 mila euro l’anno per i vitalizi di camera e Senato,
  • 55mila euro l’anno per l’ex dipendenti di Parlamento e Quirinale.

  Quanto sono ricchi questi assegni? Per comprenderlo basti pensare che la pensione media annua di un dipendente statale è di 26mila euro lordi annui, mentre quella dei dipendenti privati è di 12.500 euro annui.

Un avvocato prende una pensione annua di 27mila euro e un dirigente d’azienda circa 50mila euro l’anno.