Sulle pensioni si danno i numeri. Il tema caldo della riforma pensionistica, che verrà affrontata dal governo nel 2020, si presta in questi ultimi giorni dell’anno a fantasiose elaborazioni di interventi legislativi da adottare per superare quota 100.

Come noto, la misura sperimentale di pensionamento anticipato con 62 anni di età e 38 di contributi andrà a esaurimento nel 2022 e dall’anno successivo ci sarà un netto salto (scalone) con le attuali regole previste dalla riforma Fornero. La Lega, fautrice di quota 100, vorrebbe prorogare quota 100 e renderla definitiva, ma la riforma non pare essere gradita agli attuali alleati di governo.

L’opzione quota 41 per tutti

Così si parla di introdurre quota 94, poi quota 92, quota 41 e adesso quota 100. Tutti numeri che presuppongono forme di pensionamento anticipato e che sarebbero ben accolti dai lavoratori che sono prossimi al ritiro dal mondo del lavoro, ma che in buona sostanza faticano a trovare adeguate coperture finanziarie nelle casse dello Stato, considerato l’elevato debito pubblico del nostro Paese. Al momento, quota 41 sarebbe l’opzione più percorribile, cioè quella di mandare tutti in pensione con 41 anni di contributi indipendentemente dall’età. Oggi, in base alla legge in vigore e in alternativa alla pensione di vecchiaia, si può optare per la pensione anticipata con 41 anni di contributi indipendentemente dall’età anagrafica, ma bisogna soddisfare determinati requisiti (essere lavoratori precoci e appartenere a una delle categorie svantaggiate previste dalla legge, quali disoccupati, invalidi (al 74%), caregivers, o lavoratori gravosi).

L’opzione quota 103

Ultimamente sta prendendo piede anche l’ipotesi di introdurre quota 103 per superare lo scalone di quota 100. Una pensione anticipata con più anni di contributi e di anzianità, quindi, che potrebbe permettere allo Stato di risparmiare già nel 2021 8,3 miliardi di euro. Come scrive Alberto Brambilla – presidente di Itinerari Previdenziali – quello che si potrebbe fare è di sostituire le attuali forme di prepensionamento (Quota 100, Ape Sociale, Opzione Donna) con quota 103, cioè un pensionamento flessibile con 64 anni di età e 39 di contributi.

La misura – spiega Brambilla – dovrebbe essere supportata “estendendo ad altre categorie professionali i fondi esubero (che, sul modello di quanto fatto già fatto da banche e assicurazioni, sarebbero completamente finanziati da imprese e lavoratori, dunque a costo zero per la collettività)”. Resterebbe in ogni caso sempre possibile la pensione anticipata, secondo le regole Fornero, con 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne, ma con l’eliminazione del divieto di cumulo.

Quota 100 da abolire?

Benchè quota 103 potrà costare poco in questo senso, resterebbe comunque da risolvere il problema degli statali che non avrebbero la possibilità di beneficiare del fondo esuberi previsto per i privati. E poiché l’età media dei dipendenti della pubblica amministrazione supera i 50 anni, ci sarebbe da mettere in conto una spesa elevata per le casse dell’Inps per i prossimi anni, proprio perché sarebbe questa categoria di lavoratori a pesare di più sulla riforma delle pensioni anticipate. In proposito, il ministro dell’economia Roberto Gualtieri, ha detto che quota 100 “non è stata sicuramente una misura ottimale. Questa misura ha un costo consistente e le risorse andavano spese in un modo diverso. Abbiamo deciso di lasciare così come è per non creare un clima di ansia e incertezza, e quindi l’abbiamo lasciata lì anziché eliminarla”. Ma è del tutto evidente che costa troppo anche solo mantenerla in vigore fino al 2022.