La questione Riforma Pensioni non solo è in stallo ma si complica. Il Governo Draghi boccia Quota 41 a meno di 6 mesi dall’addio definitivo di Quota 100.

L’esecutivo Draghi ha risposto picche alla proposta dei sindacati che è anche l’unica alternativa possibile per scongiurare lo scalone dei 5 anni.

Come anticipato dalla Corte dei Conti, i costi di Quota 41 sono elevati, il bilancio pubblico non può sostenerli.

Cosa accadrà ora? Quali possibili e concrete alternative restano?

Riforma Pensioni: l’esecutivo Draghi dice no a Quota 41

Quota 41 non passerà.

Il no dell’esecutivo Draghi è definitivo. Per come viene proposta dai sindacati (Quota 41 per tutti, senza vincoli di età), è una misura troppo costosa per le casse dello Stato.

Nel suo Rapporto sul Coordinamento di Finanza Pubblica presentato il 28 maggio 2021, la Corte dei Conti ha confermato la spesa gigantesca di Quota 100, misura oltretutto non gradita ai lavoratori a causa della pesante decurtazione dell”assegno.

Quota 100 si è rivelata un insuccesso: soltanto 278mila del milione di lavoratori che avrebbero potuto fruirne l’hanno scelta.

La Corte è stata chiara: qualsiasi misura proposta per la Riforma Pensioni non può costare quanto Quota 100 (in scadenza al 31 dicembre 2021). Quota 41 risulterebbe ancora più costosa, quindi inattuabile.

Una volta scaduta Quota 100 (che consente un prepensionamento a 62 anni di età con 38 anni di contributi versati), se non ci sarà nessuna alternativa si tornerà inesorabilmente alla pensione di vecchiaia a 67 anni con 20 anni di contributi come previsto dalla Legge Fornero.

Le possibili alternative di prepensionamento

L’unica chance possibile consiste nella pensione anticipata a 64 anni di età e 20 anni di contributi versati per le pensioni che superano di 2,8 volte la cifra della pensione minima. L’unica via che il Governo Draghi potrebbe seguire è pensare ad un ampliamento o ad una modifica di questa misura.

In più, il DL Sostegni bis ha ampliato la platea di beneficiari per il contratto di espansione (oggi fruibile dalle aziende con oltre 100 dipendenti) con uscita dal lavoro a 62 anni.

Un altro scivolo aziendale facoltativo per i lavoratori è l’isopensione rivolta ad aziende con oltre 15 dipendenti che consente di accompagnare i lavoratori alla pensione di vecchiaia con 7 anni di anticipo.

Altre due misure prorogate al 2022 sono l’Ape Sociale (anticipo pensionistico a 63 anni con 30-36 anni di contributi) e Opzione Donna per le lavoratrici (a 58 e 59 anni, rispettivamente per lavoratrici dipendenti ed autonome).

Il Governo Draghi considera prioritarie manovre come la Riforma Fiscale ed i Ristori alle Partita IVA. Ci sarà mai una Riforma Pensioni?