Si stringono i tempi per la riforma pensioni. Fra pochi giorni è previsto un nuovo confronto fra governo sindacati e il quadro si fa sempre meno incerto per il futuro dei lavoratori italiani.

Il nodo principale da sciogliere è quello delle pensioni anticipate che, come ampiamente anticipato dal premier Draghi, deve tenere conto della sostenibilità finanziaria. Tradotto, basta pensioni a debito, ma tagli.

Pensioni anticipate sì, ma con penalizzazione

Le pensioni anticipate saranno quindi ancora concesse, ma a patto che il lavoratore sia disposto ad accettare una penalizzazione.

Cosa che di fatto è già così per Opzione Donna e Ape Sociale, ma non per la generalità dei lavoratori che finora hanno beneficiato di quota 100 e, per il 2022, di quota 102.

Fra le varie ipotesi allo studio, è all’esame dei tecnici l’ipotesi avanzata da Michele Reitano, membro della commissione tecnica presso il Ministero del Lavoro. In cosa consiste? Si tratta in sostanza di concedere la pensione a fronte di una penalizzazione di circa il 3% dell’assegno per ogni anno di anticipo rispetto ai requisiti ordinari.

Il calcolo della pensione sarebbe penalizzato solo per la parte dei contributi versati e maturati nel sistema retributivo (ante 1996) per cui ne deriverebbe un taglio dell’assegno limitato rispetto al calcolo pieno previsto dal sistema misto.

La flessibilità in uscita

Benché la proposta Reitano sia fattibile, resta sempre da valutare l’impatto sui conti nel lungo periodo. Perché, se da un lato si taglia l’assegno, dall’altro lo Stato deve pagare la pensione per un periodo più lungo. Ecco quindi che l’età di uscita assume una importanza non indifferente.

Sul tavolo restano sempre altre due ipotesi già ventilate dal governo. E cioè il meccanismo di calcolo già testato per Opzione Donna, che diventerebbe una sorta di “opzione per tutti”, con pensione anticipata a partire dai 64 anni di età.

Ma anche la flessibilità in uscita proposta dal presidente Inps Pasquale Tridico che prevede la concessione della pensione in due tranches. La prima al compimento dei 64 anni a valere sulla parte del montante contributivo post 1995 (sistema contributivo). E la seconda al compimento dei 67 anni per la restante parte dei contributi versati nel sistema retributivo.