La riforma pensioni 2024 sarà inserita nel Documento di Economia Finanza (Def). Benché non sia prioritaria rispetto ad altre necessità economiche, assume rilevanza sociale alla luce delle recenti previsioni di spesa previdenziale elaborate dall’Inps

Secondo fonti del ministero dell’Economia, pare non ci saranno novità particolari. L’idea del governo è quella di proseguire nel confronto con le parti sociali per convergere verso una linea comune dopo la scadenza di Quota 103.

Pensioni anticipate, verso un restyling

Le pensioni anticipate, si sa, costano troppo allo Stato.

Soprattutto se il calcolo dell’assegno avviene col sistema contributivo e retributivo (misto). Sicché l’idea del governo sarebbe quella di concedere l’uscita a tutti i lavoratori a 63-64 anni, ma con il ricalcolo contributivo.

Cioè, applicare anche a coloro a cui spetterebbe una rendita calcolata con il sistema misto il sistema di calcolo contributivo puro. Come già previsto per i lavoratori che hanno iniziato a versare contributi dopo il 1995 e che possono accedere alla pensione di vecchiaia anticipata a 64 anni di età.

In pratica si potrebbe adottare il sistema già collaudato per Opzione Donna. Ovviamente si tratta di una opzione su base volontaria che, a fronte di una penalizzazione della pensione, consente l’uscita dal lavoro 3-4 anni prima. Sarebbe tramontata, invece, l’dea di introdurre Quota 41 nella riforma pensioni per via dei costi eccessivi.

Uscita a 63-64 anni per tutti

L’idea, già valutata dai sindacati, non piace e potrebbe vedere le parti sociali opporsi con fermezza a un progetto di riforma del genere. CGIL, CISL e UIL avevano già bocciato questa strada durante la discussione della riforma pensioni durante il precedente governo Draghi. E non sarà certo un cambio di esecutivo ad ammorbidire gli animi.

Purtroppo, però, i conti previsionali snocciolati dall’Inps non permettono niente di buono. Così gli spazi di manovra sarebbero ridotti all’osso.

Unica cosa certa è che si potrà allargare la flessibilità in uscita inserendo altre categoria di lavoratori gravosi fra quelli meritevoli di maggiore tutela previdenziale (Ape Sociale).

D’altro canto, il periodo congiunturale caratterizzato da un aumento della spesa pensionistica e dall’irreversibile calo delle natalità non permette di fare altro al momento. Anche se c’è ancora tempo per valutare tutte le opzioni sul tavolo.

Insomma, non si possono più finanziare pensioni a debito e ogni uscita anticipata, dovrà necessariamente comportare dei tagli. Non dimentichiamo infine che, secondo l’Ocse, in Italia si va ancora in pensione prima degli altri Paesi. L’età media non raggiunge nemmeno i 63 anni, mentre all’estero si arriva a 65.