Tra le pensioni anticipate, troviamo la formula del contratto di espansione. Qualsiasi scivolo pensionistico, per quanto possa sembrare interessante, necessita di verifiche.

Chi non possiede i requisiti previsti dalla Legge Fornero per la pensione anticipata o di Quota 100, può valutare il contratto di espansione, una delle scappatoie possibili per non attendere la pensione di vecchiaia a 67 anni.

E’ necessario, però, scoprire quale sarà l’importo effettivo dell’assegno, quanto verrà ridotto. Bisogna fare due conti prima di decidere perché c’è il rischio concreto di perdere tanti soldi.

Pensioni, contratto di espansione: a chi spetta

Il contratto di espansione è stato introdotto nel 2019 ed inserito nel Decreto Crescita. In seguito, con la Legge di Bilancio 2021, è stato modificato prevedendo una più ampia platea dei beneficiari.

Inizialmente, questa misura era riservata ad una ristretta cerchia di lavoratori e si rivolgeva ad aziende con oltre 1000 lavoratori dipendenti. Con la Legge di Bilancio 2021, il limite si è abbassato a 250 dipendenti fino a scendere, con il Decreto Sostegni bis, a 100 dipendenti.

Questa misura resterà in vigore fino al 2024.

I lavoratori che possono usufruire del contratto di espansione devono avere i seguenti requisiti:

– assunzione con contratto a tempo indeterminato oppure dirigenti, apprendisti;

– iscrizione al Fondo pensioni lavoratori dipendenti oppure a forme sostitutive dell’Ago gestite dall’Inps;

– non oltre 60 mesi restanti per raggiungere i requisiti della pensione di vecchiaia (con almeno 20 anni di contributi) o anticipata.

Il lavoratore deve esprimere il suo consenso, dopodiché azienda e sindacati potranno accordarsi per avviare la procedura del contratto di espansione.

L’azienda è tenuta a stipulare una fideiussione bancaria da presentare all’Inps visto che l’impresa si impegna a versare anticipatamente l’indennità mensile al lavoratore esodato.

Contratto di espansione: quanto mi costi?

Al lavoratore dipendente intenzionato a prepensionarsi conviene optare per il contratto di espansione? Secondo gli esperti della Cgil questa formula comporta grandi perdite per il dipendente.

Tanto per cominciare, il lavoratore perde il versamento dei contributi previdenziali e il diritto alla maturazione del TFR per i 5 anni di anticipo dal ritiro dal lavoro.

Al contratto di espansione si può accedere quando mancano massimo 60 mesi al traguardo pensionistico (almeno 62 anni).

L’assegno previdenziale, in caso di contratto di espansione, risulta minore rispetto a quello che spetterebbe nel caso in cui si lavorasse fino al raggiungimento dei 67 anni previsti per la pensione di vecchiaia.

Passando dallo stipendio all’assegno di prepensionamento, il lavoratore subisce una riduzione delle entrate del 22% circa al mese. Quando avrà diritto alla pensione vera e propria, l’assegno potrebbe ridursi del 10-15%.

Il prezzo da pagare, secondo i calcoli degli esperti Cgil, si aggira intorno agli 80.000 euro netti (122.000 lordi). Il calcolo si basa su una vita media di 82 anni, un reddito medio annuo di 23.000 euro ed un accumulo di 25 anni di contribuzione all’età di 62 anni.

Da un calcolo forfettario l’assegno di prepensionamento sarebbe di 1.950 euro lordi contro i 2.200 euro lordi se si proseguisse l’attività lavorativa fino al pensionamento vero e proprio.

Raggiungendo, invece, i requisiti per la pensione anticipata (con 42 anni e 10 mesi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne) la perdita sarebbe decisamente minore.