Ci sono delle misure pensionistiche nettamente agevolate come età di uscita grazie al fatto che i potenziali beneficiari sono invalidi. Molti credono che per sfruttare delle misure di pensionamento anticipato con invalidità, è necessario avere gradi di invalidità nettamente elevati. Iniziamo col dire che ci sono delle misure di vantaggio per determinati lavoratori, e senza necessariamente arrivare a quel 100% di disabilità che in alcuni casi sembra essere fattore predominante per poter andare in pensione. In buona sostanza quindi, non ci vuole un’invalidità al 100% per uscire con diverse misure pensionistiche.

E in alcuni casi addirittura a partire dai 56 anni di età.

“Buonasera gentile esperto. Sento parlare con insistenza di pensioni anticipate per invalidi. Io sono un disabile di 60 anni di età, con il 70% di disabilità certificata dalla mia ASL. Ho ricevuto da poco il verbale. Ma per ottenere la pensione anticipata serve una invalidità più alta, giusto? Quali sono le misure che permettono di andare in pensione prima come invalidi?”

Pensioni anticipate e disabilità, ecco il connubio che molti sottovalutano

La prima misura degna di nota quando si parla di disabilità e quiescenza anticipata è la pensione prevista per l’Ape sociale. Infatti grazie all’Ape sociale un invalido al 74% può godere di un trattamento agevolato già a partire dai 63 anni di età. Per poter completare questa misura servono però anche 30 anni di contributi versati. Il grado di invalidità pari al 74% è quello da raggiungere per sfruttare l’Ape sociale. Ma è lo stesso grado che serve per poter accedere alla pensione con la quota 41 per i precoci. Si tratta infatti di una misura che riguarda quanti hanno maturato 41 anni di contributi versati dei quali almeno uno prima dei 19 anni di età.

In pratica, un invalido riconosciuto tale dalle competenti commissioni mediche ASL può sfruttare l’Ape a partire dai 63 anni con almeno 30 anni di contributi versati.

Oppure la quota 41 senza limiti di età ma arrivando a 41 anni di contributi. In entrambi i casi almeno pari al 74% deve essere la percentuale di disabilità certificata.

Anche opzione donna ormai è collegata alla invalidità

Dal 2023 un’altra misura collegata all’invalidità è Opzione Donna. La misura è stata prorogata e modificata dalla Legge di Bilancio 2023. Limitata la platea delle beneficiarie. E, infatti, una delle categorie a cui Opzione Donna si applica adesso è proprio quella degli invalidi. Basta essere invalida al 74% per poter godere di questo trattamento agevolato dal punto di vista dell’uscita. Per le donne si può uscire già a 58 anni di età con 35 anni di contributi versati. Servono però almeno due figli avuti durante la vita per poter andare in pensione già a 58 anni. Con un solo figlio l’età sale a 59 anni mentre senza figli si parte dai 60 anni di età.

Va ricordato che contribuzione, età e grado di invalidità devono essere completati entro il 31 dicembre dell’anno precedente quello in cui si presenta la domanda di pensione con opzione donna.

La pensione anticipata con invalidità specifica e non generica

Un’altra misura importante di pensionamento anticipato per gli invalidi, consente alle donne un’uscita già a 56 anni di età. Per gli uomini invece l’uscita prevista è a partire dai 61 anni. Rispetto all‘Ape sociale, alla quota 41 per i precoci e a Opzione Donna, con la pensione di vecchiaia anticipata bastano solo vent’anni di contributi versati. In questo caso però il grado di invalidità del 74% non è sufficiente. Infatti deve essere pari ad almeno l’80%. E deve essere invalidità specifica, cioè riconosciuta dalle competenti commissioni mediche dell’INPS e riferite a una riduzione della capacità lavorativa del diretto interessato, specifica delle mansioni svolte durante l’attività lavorativa. Non basta quindi avere l’80% di invalidità civile certificata dalle ASL, ma serve una invalidità specifica non generica.