Si stringono i tempi per la riforma pensioni 2022. Dal prossimo anno quota 100 sparirà di scena e, in assenza di un intervento da parte del legislatore, lo scalone con le regole della Fornero sarà inevitabile.

Tutti in pensione a 67 anni quindi? Il rischio è questo, anche perché risorse per varare una riforma pensioni 2022 anticipate sostenibile non ce ne sono più. Unica via percorribile è quella di farlo con penalizzazione.

Riforma pensioni 2022, le proposte

La riforma pensioni 2022 sarà quindi improntata sul contenimento della spesa.

Il governo sta lavorando al potenziamento di alcuni strumenti di pensionamento anticipato che già hanno dato risultati in passato.

Ape Sociale è uno di questi. La pensione anticipata a 63 anni potrebbe essere concessa a più categorie di lavoratori usuranti. Come noto Ape Sociale consente anche a chi svolge questo tipo di lavori di anticipare l’uscita.

La commissione lavoratori gravosi, presieduta da Cesare Damiano, ha aggiornato la lista delle mansioni usuranti a 92 categorie. Un elenco che sarà il poi il Parlamento a vagliare e confermare nelle nuova proposta di riforma pensioni 2022.

L’altra proposta sul tavolo del ministro del Lavoro Orlando è quella di prorogare opzione donna. Il pensionamento anticipato riservato alle lavoratrici dovrebbe proseguire anche nei prossimi anni a tutela del lavoro femminile. Opzione donna prevede attualmente l’uscita dal lavoro a 58 anni di età (59 per le autonome) con almeno 35 di contributi, ma con liquidazione della pensione interamente col sistema contributivo.

Non è escluso, come da indiscrezioni circolate nei giorni scorsi, che il requisito anagrafico possa essere innalzato di un anno, sia per le lavoratrici dipendenti che per quelle autonome. Anche in questo caso sarà il Parlamento a decidere.

Pensione flessibile al posto di quota 100

L’unica vera e propria riforma pensioni 2022 potrebbe invece essere data dalla pensione di flessibilità proposta dal Inps. La possibilità di lasciare il lavoro a in anticipo (62 o 63 anni) sarebbe sostenibile sono grazie a un taglio iniziale dell’assegno.

In altre parole, l’Inps propone di concedere al lavoratore l’opzione uscita anticipata dal lavoro tre o quattro anni prima con liquidazione della pensione in due tranches. La prima, al compimento di 62 o 63 anni con la sola parte contributiva maturata, la seconda al compimento dei 67 anni di età con la liquidazione della restante parte retributiva maturata.