Per andare in pensione spesso è necessario presentare una domanda di certificazione del diritto. Questo vale per esempio per l’Ape sociale o per lo scivolo usuranti. In pratica, prima di presentare domanda di pensione occorre chiedere all’INPS di certificare il diritto alla stessa. È la domanda propedeutica alla successiva domanda di pensione. Sono i tempi che spesso provocano delle autentiche anomalie. Per esempio, un lavoratore che punta a un’uscita con lo scivolo usuranti può trovarsi a dover presentare una domanda nettamente in anticipo rispetto alla data di maturazione del diritto alla pensione.

E c’è chi è chiamato ad adempiere due volte la stessa domanda se si verificano determinate condizioni.  

“Salve, sono un caregiver perché assisto mia moglie disabile praticamente da sempre. Nel 2021 ho presentato domanda di certificazione del diritto all’Ape sociale. Tutto ok, con l’INPS che ha confermato il mio diritto avendo 33 anni di contributi e 63 anni di età già compiuti. Il problema è che a marzo non ho fatto domanda di pensione perché ho preferito il congedo fino a marzo 2024. Adesso ho paura di aver perso il treno del pensionamento visto che l’Ape potrebbe essere chiusa a fine anno. Mi dicono che la richiesta di certificazione del diritto non è più valida non avendo presentato poi la domanda di pensione vera e propria. Cosa devo fare adesso?” 

Ape sociale e certificazione del diritto alla pensione  

Per l’Ape sociale, così come per lo scivolo in regime usuranti, la domanda di certificazione del diritto è fondamentale. Dal momento che si tratta di misure pensionistiche particolari, che a età e contributi aggiungono altri requisiti da detenere o da completare, l’istanza di certificazione è obbligatoria. Ma da questa istanza alla domanda di pensione passano mesi o anni. Basti pensare alla pensione per chi svolge lavori usuranti. Chi conta di arrivare a 35 anni di contributi e a 61 anni e 7 mesi di età nel corso del 2024, deve produrre domanda di certificazione entro maggio 2023.

E se dopo aver presentato la domanda di certificazione nel 2024 l’interessato cambia idea e non presenta domanda di pensione? Una domanda senza dubbio interessante perché, di fatto, se nel 2024 l’interessato non presenta la domanda di pensione, l’istanza di certificazione del diritto perde validità. L’istanza va ripresentata di nuovo, e naturalmente si perde tempo. Soprattutto lo perde chi non sa di dover ripresentare istanza.  

Come fare nel momento in cui si cambia idea sulla domanda di pensione
 

ape sociale
Il motivo per cui la domanda di certificazione del diritto alla pensione per determinate misure è obbligatoria, è evidente. Essa serve all’INPS per verificare questo diritto da parte del richiedente. E non si tratta di verificare soltanto i contributi versati, che è la cosa forse più semplice da fare per l’INPS. La certificazione del diritto è fondamentale per capire se l’interessato ha il diritto a uscire dal mondo del lavoro. Nel caso del nostro lettore, la certificazione dell’INPS aveva confermato che l’interessato aveva età, contributi e anche lo status di caregiver idonei per poter accedere all’Ape sociale.  

Perché possono venire meno i requisiti dell’Ape sociale con il tempo 

È evidente che slittando la data di pensionamento per scelta del lettore, se è vero che età e contributi resteranno tali e idonei, è anche vero che lo status di caregiver deve essere di nuovo certificato. Infatti, per aver diritto all’Ape sociale il caregiver deve svolgere l’assistenza al parente disabile alla data di presentazione della domanda di pensione e da almeno 6 mesi. In buona sostanza, il lettore dovrebbe ripresentare la domanda di certificazione. È lo stesso che accade per esempio ai disoccupati che sono costretti a stare 3 mesi senza Naspi prima di poter presentare istanza.

Oppure a chi svolge lavori gravosi che devono essere stati svolti per 7 degli ultimi 10 anni o per 6 degli ultimi 7. Proprio sui lavori gravosi c’è l’esempio fondamentale per capire l’operatività della normativa vigente in materia. Chi oggi ha 63 anni di età e 36 di contributi versati, e negli ultimi 10 anni è stato per 7 anni edile e per 3 anni commesso in un negozio (sono solo esempi), avrà immediatamente diritto all’Ape avendo svolto per 7 degli ultimi 10 anni il lavoro in edilizia. Ma se rinvia la pensione al 2024, si troverà con gli ultimi 10 anni di carriera divisi con 6 anni in edilizia e 4 come commesso. Verrebbe meno il requisito del lavoro gravoso svolto per 7 degli ultimi 10 anni. Ecco perché la domanda di certificazione deve essere ripetuta.