La pensione ai superstiti è quell’assegno che spetta ai familiari eredi del pensionato deceduto. Il diritto sorge se al momento del decesso il soggetto era titolare di una pensione diretta. Oppure, se ancora lavorava, aveva 15 anni di contributi versati o almeno 5 nell’ultimo triennio.

I superstiti che hanno diritto alla pensione di reversibilità del pensionato o del lavoratore sono in via principale il coniuge e i figli. Ma possono beneficiarne anche i fratelli, le sorelle e i nipoti. La misura della pensione di reversibilità cambia a seconda del grado di parentela e della composizione del nucleo familiare.

Così come in base ai redditi.

Pensione di reversibilità, i calcoli da fare

L’avente diritto o gli aventi diritto per ottenere la pensione di reversibilità devono fare domanda all’Inps o all’ente pensionistico di appartenenza. La decorrenza è dal mese successivo a quello del decesso e non dalla data della domanda che può avvenire in tempi diversi o in ritardo.

La pensione ai superstiti non viene però devoluta per intero, ma ripartita secondo precise percentuali fissate dalla legge e in particolare:

  • 60%, solo al coniuge;
  • 70%, solo a un figlio;
  • 80%,al coniuge con un figlio ovvero con due figli senza coniuge;
  • 100%al coniuge e due o più figli ovvero tre o più figli;
  • 15%a ogni altro familiare, avente diritto, diverso dal coniuge, figli e nipoti.

Il diritto del coniuge spetta anche in caso di separazione legale. Inoltre nel caso di separazione con addebito il diritto spetta soltanto nel caso in cui risulti titolare di assegno alimentare. Nel caso di divorzio il diritto sussiste se il coniuge divorziato, beneficiario del trattamento di reversibilità, sia titolare dell’assegno alimentare e non sia passato a nuove nozze.

Limiti di reddito per non perdere il diritto

E’ importante sapere che la pensione ai superstiti non è sempre garantita se il beneficiario percepisce altri redditi assoggettabili a Irpef.

Quindi anche nel caso in cui si stia già percependo una rendita. Nel caso l’unico beneficiario sia il coniuge, la soglia limite per non subire alcuna riduzione dell’importo della pensione è pari a 21.985,86 euro.

Nel caso in cui il coniuge consegua un reddito annuo superiore, subirà una riduzione della pensione pari al 25%. Il taglio sale al 40% nel caso il reddito sia ricompreso tra la predetta soglia e i 29.314,48 euro ed arriva al 50% laddove il reddito del coniuge sia superiore a 36.643,10 euro annui.

Tali riduzioni non si applicano nei casi di pensione spettante anche o solo a figli minori, studenti o inabili al lavoro. In tal caso la legge consente la possibilità di cumulare interamente la pensione del defunto con altri redditi di qualsiasi natura.