La giusta età, la giusta carriera contributiva e magari, altri requisiti da centrare per la pensione. Sono le cose che ogni lavoratore cerca sempre di raggiungere. E sono cose che per le donne presentano difficoltà maggiori. Il problema pensioni per le donne è sempre un problema grosso. Le donne che oggi come ieri stentano a trovare un lavoro. E che se lo trovano, spesso non lo trovano duraturo e continuo. E se a queste problematiche di genere se ne aggiungono altre dci carattere specifico, visto che le donne spesso sono portate a sacrificare carriera e attività per la cura della famiglia.

Tutto questo porta le donne ad essere penalizzate, perché ciò che abbiamo detto sulle pensioni si ripercuote gioco forza sulla pensione. A tal punto che anche la politica e le istituzioni si sono presto allineate, studiando soluzioni. E oggi abbiamo misure che favoriscono, in qualche modo, l’uscita per le donne. E vengono previste agevolazioni sui requisiti in alcune di queste misure. Ma forse ancora non basta, e il nuovo Governo pare aprire a novità in questa ottica.

La domanda della nostra lettrice

“Buonasera sono una lavoratrice, madre e moglie. Ho appena compiuto 60 anni di età e ho una carriera di 38 anni di contributi versati. Sto controllando la mia posizione contributiva per mettere in chiaro la mia situazione per una eventuale mia pensione. So che è ancora presto per poter andare in pensione anche se avendo avuto tre figli durante la mia vita, potrei verificare se rientro in Opzione Donna. Anche se non ho particolari problematiche lavorative, di famiglia o di invalidità. E mi sembra che adesso nella nuova versione di Opzione Donna serva avere uno di questi problemi per accedervi. Ciò che vi chiedo però è di spiegarmi se esistono delle possibilità di aumentare il mio montante contributivo grazie ai figli che ho avuto.

Vi chiedo espressamente per quali misure di pensione i figli avuti durante la vita agevolano dal punto di vista dei requisiti”.

Per le donne alcune misure sono favorevoli, almeno come età di uscita

Come dicevamo, le donne hanno delle evidenti penalizzazioni in termini di uscita dal lavoro. Ma delle misure in loro favore esistono. Basti pensare all’Opzione Donna che la stessa lettrice cita. Una misura che fino allo scorso anno consentiva l’uscita a 58 anni di età per le lavoratrici dipendenti ed a 59 anni di età per le autonome. Quest’anno la misura è stata prima confermata e poi ritoccata, diventando meno appetibile, ma sempre vantaggiosa come età (a 60 anni ndr). Certo, la pensione è calcolata con il sistema contributivo, ma vantaggiosa lo è comunque, anche se si perde in termini di assegno pensionistico. E poi, la pensione di vecchiaia con invalidità pensionabile.

La misura consente anche adesso alle donne di uscire con 20 anni di contributi e 56 anni di età, mentre agli uomini, sempre con 20 anni di contributi, servono 61 anni di età. E poi c’è la pensione anticipata ordinaria. Che per gli uomini si completa, indipendentemente dall’età anagrafica, con 42,10 anni di versamenti. Per le donne, sempre senza limiti anagrafici, servono 41 anni e 10 mesi di contributi versati.

I vantaggi sulle pensioni per le lavoratrici madri

Il quesito della nostra lettrice è sicuramente di stretta attualità per quello che sta succedendo al governo e con i summit tra Governo e sindacati che proprio oggi 13 febbraio hanno avuto un aggiornamento. Effettivamente la questione delle donne lavoratrici e della loro pensione è un argomento sempre caldo a tal punto che rientra spessissimo nei ragionamenti che riguardano l’ipotetica riforma delle pensioni a cui il Governo sembra stia lavorando. Ed è proprio di oggi infatti la notizia che il Governo pare abbia aperto la possibilità di prevedere uno sconto in materia di contribuzione versata per ogni figlio avuto e non soltanto per alcune misure, ma per la generalità delle misure di pensionamento previste dal nostro ordinamento.

Quali le misure che prevedono vantaggi per la pensione

Non è certo una novità che esistano nel sistema previdenziale alcune misure che consentono di andare in pensione prima grazie ai figli avuti. Per esempio lo prevedeva la riforma Dini, anche se limitata alle sole misure di pensionamento con il sistema contributivo. L’idea che sembra sia emersa dal summit di oggi e che balena nella testa di alcuni rappresentanti della maggioranza del governo è quella di allargare uno sconto di quattro mesi per figli avuti, sui contributi previdenziali da completare, e non solo per le lavoratrici contributive, ma anche quelle che ricadono nel sistema misto.

Gli attuali sconti per le donne lavoratrici

Oggi esistono misure che consentono di anticipare le uscite in base ai figli avuti. Perfino la recente proroga di opzione donna introdotta dal Governo Meloni con la Legge di Bilancio 2023 ha una cosa di questo genere al suo interno. La misura è stata prorogata per il 2023, ma con una particolare limitazione di platea e con sconti in base ai figli avuti. Sono le due novità della misura più discusse. A tal punto che nel summit odierno al Ministero del Lavoro l’argomento era il ritoccare già questa misura.

Resta il fatto che Opzione Donna nel 2023, oltre a essere limitata a caregiver, invalide, disoccupate o alle prese con aziende in crisi, prevede l’età di uscita più alta per chi non ha avuto figli. Nel dettaglio, ciò che è previsto è una uscita a 60 anni per le lavoratrici che entro il 31 dicembre 2022 oltre all’età hanno completato 35 anni di contributi versati e non hanno mai avuto figli. Oppure un’uscita a 59 anni per chi ha avuto un solo figlio o 58 anni per chi ha avuto due o più figli.

Altri sconti in base ai figli avuti

In virtù della già citata riforma Dini, le donne che hanno il primo accredito contributivo dopo il 31 dicembre 1995, con 20 anni di contributi accumulati, possono godere di uno sconto pari a 4 mesi per ogni figlio avuto fino a un massimo di un anno di abbuono.

E per l’Ape sociale invece sconto di un anno a figlio fino a massimo 2 anni sulla soglia contributiva. L’Ape che si centra con 63 anni di età e con 30 anni di contributi per caregiver, invalide e disoccupate, per le donne con due figli almeno, può essere centrata con 28 anni di contributi. E con 34 e non 36 se si tratta di lavoratrici alle prese con le mansioni gravose.