Pensione di vecchiaia a 67 anni di età, oppure pensione anticipata con poco meno di 43 anni di contributi. Sono le due vie di uscita canoniche dal mondo del lavoro che, anche nel 2023, saranno utilizzabili dai lavoratori. Ma il sistema offre molto altro e, soprattutto, potrebbe offrire diverse novità se il governo metterà mano al sistema nel prossimo pacchetto pensioni della legge di Bilancio. Le domande che arrivano in redazione sono talmente tante e di talmente tanti lavoratori che dimostrano come l’attenzione verso le pensioni sia davvero alta.

 

“Buongiorno, mi chiamo Mario e sono un lavoratore del settore bar e ristorazione. Ho 64 anni di età e 20 anni di contributi versati. Potrei lasciare il lavoro nel 2023 visto che non ho contribuzione prima del 1996?”   

“Buonasera, sono Marco e mi chiedevo se posso sfruttare la Quota 100 anche nel 2023 visto che ho compiuto 65 anni di età e quest’anno a dicembre completerò 40 anni di contributi versati”. 

“Gentile redazione, sono un lavoratore edile e come tale dovrei rientrare tra i lavori gravosi. Cosa offre la normativa vigente in materia? So che esistono numerose misure che possono farmi comodo, anche perché ormai a 66 anni di età e con 25 anni di contributi credo di non farcela più a lavorare.” 

Le pensioni 2023 con le misure oggi in vigore 

Quelli prima citati sono solo alcuni dei quesiti che arrivano in redazione da parte di lavoratori che chiedono come poter andare in pensione. Significa che la materia risulta ancora oggi piuttosto complicata per molti, soprattutto per il rincorrersi di ipotesi, novità e notizie su ipotetiche nuove misure. Allo stato attuale delle cose le possibilità di uscita vanno da 56 anni per determinate lavoratrici a 71 anni di età per la pensione di vecchiaia per i contributivi puri. Nello specifico abbiamo:  

  • Pensione di vecchiaia con 67 anni di età e 20 anni di contributi; 
  • Pensione anticipata ordinaria con 42 anni e 10 mesi per uomini e 41 anni e 10 mesi per donne; 
  • Quota 41 per i precoci che sono alternativamente invalidi, caregiver, disoccupati e gravosi; 
  • Pensione anticipata contributiva con 64 anni di età e 20 anni di contributi; 
  • Pensione di vecchiaia con invalidità pensionabile a 56 anni per le donne e 61 anni per gli uomini, e per tutti con 20 anni di contributi almeno; 
  • Deroghe Amato con 15 anni di contributi e 67 anni di età; 
  • Opzione Dini con 67 anni di età e 15 anni di contributi.  

Le misure in scadenza il 31 dicembre 2022 

Molte misure oggi in vigore, nel 2023 potrebbero non esserci più.

Usiamo il condizionale perché si tratta di misure per le quali si parla di proroghe e di ipotesi di estensione al 2023. Ma non più fruibili nel 2023. Nel dettaglio le misure in questione sono:  

  • Ape sociale con 63 anni di età e 30, 32 o 36 anni di contributi per gravosi, disabili, caregiver e disoccupati; 
  • Opzione donna con 58 anni di età per lavoratrici dipendenti e 59 anni di età per lavoratrici autonome, tutte con 35 anni di contributi completati al 31 dicembre dell’anno precedente quello di uscita; 
  • Quota 102, con almeno 38 anni di contributi versati ed almeno 64 anni di età.  

Le nuove pensioni in base alle ipotesi più attendibili 

L’aumento dei dubbi per i lavoratori dipende soprattutto da ciò che il governo pare abbia intenzione di fare. Al netto dei tempi ristretti, e della parsimonia in termini di spesa pubblica che eventuali nuove misure devono avere, le ipotesi sono davvero allettanti per i lavoratori. Si tratta di ipotesi di nuove misure che potrebbero davvero tornare molto utili ai lavoratori per superare le rigidità di un sistema che è, di fatto, privo di flessibilità e che ha i requisiti di accesso alle pensioni tra i più alti. Tra le proposte più interessanti, e forse con più probabilità di venire completate ci sono:  

  • Quota 41 per tutti al raggiungimento di 41 anni di contributi versati senza limiti di età; 
  • Pensione anticipata a 62 o 63 anni di età e 20 anni di contributi con la pensione divisa in una quota contributiva pagata subito e con l’integrazione della quota retributiva pagata a 67 anni (cd proposta Tridico); 
  • Quota 100 (o quota 102 con aumento delle soglie) flessibile, con uscite a 61 anni con 39 di contributi, a 62 anni con almeno 38 anni di contributi e così via. 
  • Pensione a 63 anni di età con 20 anni di contributi almeno e calcolo contributivo della pensione; 
  • Pensione a 62 o 63 anni di età con taglio di assegno del 2,5-3% per ogni anno di anticipo rispetto ai 67 anni; 
  • Opzione donna per tutti, con uscite a 58/59 anni e 35 anni di contributi ma con pensione calcolata col sintema contributivo.