Se c’è una cosa che dovrebbe far scendere subito in piazza i sindacati, quella è la pensione minima. In Italia esiste, non per tutti, nella misura di 524 euro al mese, mentre Oltr’Alpe a ai nostri “cugini” francesi è garantita per 1.000 euro al mese a 65 anni.

Il confronto con la Francia è doveroso, sia per similitudini politiche e sociali, sia per quanto riguarda la stretta vicinanza dei due Stati e quindi degli ordinamenti previdenziali. Simili in quasi tutto fino al 2012.

In Francia si va in pensione a 62 anni

Dopo la riforma pensioni Fornero, si è però aperto un profondo distacco fra i due sistemi pensionistici.

In Francia oggi si può andare ancora in pensione a 62 anni, mentre in Italia si va a 67 anni, salvo particolari eccezioni.

Il presidente francese Emanuel Macron ha tentato in diverse occasioni di innalzare l’età pensionabile a 64 anni, ma la forte opposizione dei sindacati gli ha impedito di realizzare il cambiamento. Cosa che, invece, da noi è avvenuta senza alcuna protesta dieci anni fa. Salvo poi prendersela coi governanti di quel tempo.

La differenza l’hanno fatta proprio i sindacati che in Francia hanno paralizzato il Paese in diverse occasioni, mentre in Italia è prevalsa la rassegnazione generale. Tanto per quanto riguarda l’età pensionabile, quanto per quanto concerne le pensioni minime da fame.

In Italia trattamento minimo da fame

In Francia la pensione minima è di 1.000 euro al mese se si esce a 65 anni. Soglia che potrebbe salire del 10% a 1.100 se andasse in porto la riforma pensioni che vuole Macron (innalzamento età pensionabile di 2 anni) e che, anche in Francia, non è più rinviabile.

Da noi sta accadendo, invece, tutto il contrario: le rendite minime, o meglio quelle integrate al minimo, vanno scomparendo. 524 euro al mese li possono prendere solo coloro che hanno almeno una settimana di contributi versati prima del 1996. Per tutti gli altri sarà la fame.

Non è infatti prevista alcuna pensione minima per i lavoratori che versano nel regime contributivo puro. Si spinge, per converso, a fare in modo che i lavoratori si avvicinino sempre più alla pensione complementare affidando i loro soldi a banche e assicurazioni che si sostituiscono così allo Stato.