Stato di bisogno economico e impossibilità a lavorare al 100% per motivi di salute. Sono i principi cardine della pensione di inabilità civile INPS. La misura non ha sostanzialmente limiti di età dal momento che si tratta di una prestazione collegata alla disabilità di un soggetto e come tale deve finire sul conto di chi ha problematiche di natura fisica ed economica. Infatti si tratta di una prestazione che può essere erogata dai 18 ai 67 anni di età. Perché 67 anni? Perché questa è l’età canonica arrivati alla quale i lavoratori potrebbero avere diritto alla loro pensione di vecchiaia ordinaria.

Una premessa la nostra che apre le porte al quesito di una nostra lettrice, già pensionata con l’inabilità che è in procinto di compiere il sessantasettesimo anno di età.  

“Vi chiedo di risolvere un mio dubbio che mi sta sempre più impegnando mentalmente. Sono una ex dipendente di uno studio odontoiatrico che dal 2018 percepisce la pensione di inabilità civile dall’INPS. Ho 66 anni di età ed il 12 novembre compio 67 anni. SO che la pensione che percepisco io non potrà più riguardarmi dal momento che la pensione di inabilità ha nei 67 anni il suo limite. Dovrei passare a percepire la pensione di vecchiaia. Ma il cambio avviene in automatico? E poi, guadagnerò qualcosa come importo dal momento che cambia la natura della prestazione che l’INPS mi paga mensilmente ed ho 25 anni di contributi versati fino al 2018 e probabilmente la contribuzione figurativa per questi anni di inabilità? Mi fido molto di voi e conto in una vostra risposta ed al riguardo vi saluto cordialmente.” 

Pensione di inabilità civile, cos’è e come funziona 

Prima di approfondire l’oggetto del quesito e quindi il calcolo della pensione di inabilità rispetto a quella di vecchiaia e la procedura per il passaggio tra le due prestazioni, meglio capire cosa sia effettivamente la pensione di inabilità.

E nulla di meglio che spiegarla con le parole che l’INPS utilizza sulla scheda informativa proposta sul sito istituzionale. “La pensione di inabilità è una prestazione economica, erogata a domanda, in favore dei soggetti ai quali sia riconosciuta una inabilità lavorativa totale (100%) e permanente (invalidi totali), e che si trovano in stato di bisogno economico”. Questo ciò che l’INPS sottolinea nella scheda dedicata alla pensione di inabilità agli invalidi civili. La prestazione non è fissa anche se al contrario della pensione di invalidità civile non è assoggettata alla revisione triennale. Detto questo va sottolineato il fatto che l’INPS d’ufficio può provvedere a revocare la prestazione quando le condizioni utili alla sua erogazione cessano.   

Pensione di inabilità al 100%, la guida al calcolo 

La misura è particolare ma non per quanto riguarda il suo calcolo. Per poterla utilizzare il diretto interessato deve avere almeno 5 anni di anzianità contributiva. In pratica l’inabilità deve essere sopraggiunta a distanza di almeno 5 anni dalla data del primo versamento contributivo. Inoltre almeno 3 anni di contribuzione devono risultare versati negli ultimi 5 anni prima della sopraggiunta infermità. Tornando al calcolo della prestazione, si utilizza il sistema misto. In altri termini la pensione di inabilità è calcolata in base ai contributi versati nel sistema retributivo (prima del 1996) e contributivo. In pratica, come una qualsiasi altra misura previdenziale, compresa la pensione di vecchiaia. Al compimento dei 67 anni di età, se l’interessato non ha almeno 20 anni di contributi versati l’assegno di inabilità si trasforma automaticamente in assegno sociale sostitutivo. Al contrario, se la contribuzione in possesso dell’interessato è utile alla pensione di vecchiaia, come la nostra lettrice che ha 25 anni di versamenti, si passa alla pensione di vecchiaia. Ma occorre presentare domanda, perché il passaggio non avviene in automatico.  

Con la pensione di vecchiaia l’assegno sale rispetto all’inabilità, ma non di molto 

pensioni 

Ricapitolando, a 67 anni di età la nostra lettrice dovrà produrre istanza all’INPS richiedendo la pensione di vecchiaia ordinaria.

Infatti la signora ha diritto alla pensione di vecchiaia alla luce dei 67 anni di età che compirà a novembre ed alla luce della carriera contributiva di 25 anni. Il periodo in cui ha fruito della pensione di inabilità invece, non conta ai fini previdenziali, nemmeno come contribuzione figurativa come lei erroneamente crede in base a quanto ci ha scritto. Infatti questo periodo di godimento della pensione di inabilità civile può tornare utile dal punto di vista della contribuzione figurativa solo ad una condizione. E cioè che la prestazione sia stata revocata con reintegro del diretto interessato alla possibilità di lavorare. In quel caso il periodo intercorrente tra gli ultimi lavori svolti, tra il periodo coperto da assegno di inabilità e i nuovi lavori successivi sono coperti dai figurativi.  

L’età conta per il calcolo della pensione 

In definitiva, vista la situazione, la pensione di vecchiaia sarà calcolata nel medesimo modo con cui è stata calcolata a suo tempo l’assegno di inabilità. I contributi non possono essere diventati di più dal momento che con l’assegno di inabilità vige il divieto di cumulo di questa prestazione con qualsiasi reddito da lavoro. In pratica, la nostra lettrice se pensa di spillare all’INPS una pensione nettamente più alta con il passaggio alla quiescenza di vecchiaia sbaglia di grosso. Ma qualcosa in più percepirà comunque. Se è vero che ha preso l’assegno di invalidità nel 2018, significa che ne ha goduto a partire dai 63 anni di età. E il calcolo della prestazione a 63 anni utilizza dei coefficienti di trasformazione più penalizzanti rispetto ad una età più avanzata. A 67 anni per contro la nostra lettrice potrà utilizzare nel calcolo della pensione di vecchiaia coefficienti più favorevoli dal momento che si tratta di una pensione a 67 anni di età.