Ogni anno che passa sono sempre di più le misure di pensionamento che vengono introdotte e che consentono ai lavoratori di poter scegliere tra molte strade per lasciare il lavoro. La maggior parte delle volte però si tratta di misure che operano in deroga ai requisiti ordinari perché si tratta di misure che al completamento di determinati requisiti consentono di anticipare la quiescenza. Molti lavoratori però non riescono a completare tutti insieme e tutti in una volta i tanti requisiti necessari alle prestazioni diverse da quelle ordinarie.

Ed è per questo che le misure più utilizzate, e c’è da scommettere che lo saranno anche nel 2023, sono la pensione di vecchiaia e quella anticipata, entrambe ordinarie. Misure che in genere non vengono ritoccate da novità con la legge di Bilancio o con altri decreti. Ma che è allo stesso tempo lasciano più di qualche dubbio nei contribuenti.

“Salve a tutti, sono Angelo, un lavoratore dipendente con 27 anni di contributi versati e 66 anni di età compiuti ieri 9 gennaio. Sto continuamente pensando alla pensione, perché non vedo l’ora di lasciare il lavoro. Ma per quanto sto verificando misure e possibilità, non ne trovo una che calzi a pennello alla mia situazione. Non sono invalido, non ho invalidi a carico, faccio un lavoro “normale” e non di quelli che i politici reputano logorante. I sostanza, non ho accesso a nessuna altra possibilità che non sia quella di vecchiaia giusto? volevo un parere da parte vostra, o un suggerimento su che fare, se magari ho dimenticato qualcosa.”

Le pensioni anticipate e le difficoltà nel centrarle

quota 103

Per pensione anticipata, se dobbiamo usare il termine secco e generico, dobbiamo fare riferimento alla misura ordinaria, quella che dal 2012 ha sostituito le pensioni di anzianità. Infatti fu con la riforma delle pensioni targata Elsa Fornero, che il governo tecnico presieduto allora da Mario Monti, decise di varare questa pensione anticipata ordinaria.

Che nel 2023 permetterà la pensione ma solo a chi, indipendentemente dall’età anagrafica, raggiungerà la fatidica soglia dei 42 anni e 10 mesi di contributi versati. Ma questo solo per gli uomini, perché per le donne la soglia scende a 41 anni e 10 mesi di contribuzione. Come è evidente sono requisiti e carriere lunghe e potenzialmente difficili da completare. Come dimostra bene il quesito del nostro lettore.

Le pensioni anticipate in deroga ai requisiti ordinari

Carriere lunghe anche per altre misure di pensionamento anticipato. Per esempio servono 41 anni di contributi per la misura dei precoci che si chiama quota 41 o anche per la nuova quota 103. E ne servono 36 per l’Ape sociale dei lavori gravosi, 30 per l’Ape sociale dei disoccupati, degli invalidi e dei caregivers. Ma anche 35 per gli usuranti e la loro pensione a 61 anni e 7 mesi con quota 97,6, oppure per opzione donna. Ecco perché le pensioni anticipate diventano complicate da centrare. E quindi, al di sotto di alcune soglie contributive, ecco che l’unica misura può essere la pensione di vecchiaia ordinaria. Che per qualcuno però potrebbe non essere utilizzabile comunque. Perché alcuni vincoli restano.

La pensione di vecchiaia 2023, cambiano i limiti di importo per qualcuno

Andare in pensione con la quiescenza di vecchiaia nel 2023 ha nei 67 anni l’età giusta. Il nostro lettore potrebbe arrivarci a gennaio 2024, quando compirà i suoi 67 anni. Anche perché avendo 27 anni di contribuzione ha ampiamente già oltrepassato il limite minimo dei 20 anni di contribuzione. L’unico dubbio riguarda la data di avvio della sua attività lavorativa o di versamento del primo contributo previdenziale. Infatti esiste un vincolo che molti sottovalutano sulla pensione di vecchiaia. Anche perché molti reputano questa misura priva di particolari vincoli. Ed invece, tra riforma Dini e riforma Fornero, con le pensioni contributive a farla da padrone, chi ha iniziato la carriera dopo il 1995 per andare in pensione a 67 anni deve raggiungere alla data di decorrenza della pensione un trattamento pari o più alto di 1,5 volte l’assegno sociale.

Altrimenti niente pensionamento di vecchiaia.

Come diventare retributivi

Sul nostro lettore non abbiamo dati certi per considerarlo un contributivo puro (primo versamento dopo il 1995) o un retributivo. Ma per molti che si trovano in condizioni di questo genere, potrebbe tornare utile il suggerimento sul come diventare retributivi ed entrare nel sistema misto di calcolo della pensione. Infatti anche chi per esempio ha iniziato a lavorare dopo il 1995, potrebbe avere periodi da riscattare antecedenti tale data. Magari per lo studio universitario o per il servizio militare. Per evitare di vedersi posticipare la pensione di vecchiaia da 67 a 71 anni, meglio valutare bene il da farsi. Infatti se un lavoratore non completa il requisito della pensione minima al primo rateo teoricamente spettante, non potrà fare altro che attendere i 71 anni di età. Quando la pensione di vecchiaia non ha più questo limite. E quando a dire il vero, decade anche l’obbligo di aver maturato 20 anni di contributi. Ne basterebbero infatti solo 5.