Analizziamo tutte le novità in materia di pensione anticipata, nona salvaguardia, quota 100, quota 41 e proroga Opzione donna, Pensione anticipata, Ape Volontario e Rita (rendita integrativa temporanea anticipata) rispondendo al quesito di una nostra lettrice:

Sono nata nel 1954, ho 64 anni, non lavoro, ho un’ invalidità  del 67% e 22 anni di contributi, quando andrò in pensione? Mi avevano detto che ci sarebbe stata la 9 salvaguardia, devo aspettare? Grazie.

Pensione Nona salvaguardia

Ad oggi la nona salvaguardia non è inserita nelle riforme pensionistiche, è una proposta lanciata dagli esodati licenziati e cessati.

Un appello per le circa 6 mila persone senza reddito e senza pensione che resterebbero esclusi dalla riforma pensioni con Quota 41 o Quota 100. Ha dichiarato Luigi Metassi, ideatore e curatore del blog Il volo della Fenice , “l’eccessiva frequenza con la quale ci si ‘dimentica’ degli esodati, rivela un approccio approssimativo, a prescindere dall’autorevolezza della fonte. Innumerevoli volte abbiamo spiegato le ragioni costituzionali e oggettive, ostative a surrogare un provvedimento di salvaguardia con altre soluzioni, più o meno penalizzanti, nei confronti degli esodati”.

Vediamo cosa prevede il contratto di Governo sulle riforme pensionistiche.

La nuova Riforma pensioni prevede la quota 100, prevista nel programma dei cinque stelle e la proroga della misura sperimentale Opzione donna.

Opzione donna

Proroga della misura sperimentale “Opzione Donna” che permette alle lavoratrici di andare in pensione con 35 anni di contributi e 55-58 anni di età optando per il regime contributivo.

Pensione anticipata donna a 58 anni, tutte le alternative

Pensione Quota 100 e Quota 41 in cosa consiste

La quota 100 ha l’obiettivo di consentire il raggiungimento dell’età pensionabile con 41 anni di anzianità contributiva. Tenendo conto dei lavoratori impegnati in mansioni usuranti.

Si spera che la nuova Qutoa 41 sia senza vincoli e criticità.

La Quota 100 consiste nella somma dell’età anagrafica con i contributi versati.

In pensione con 20 anni di contributi con l’anticipata contributiva

Per tutti coloro che hanno iniziato a versare contributi a partire dal 1996 c’è la possibilità di andare in pensione 3 anni prima rispetto all’età prevista per la pensione di vecchiaia: dal 2019, quindi, sarà possibile il pensionamento a 64 anni con almeno 20 anni di contributi a patto di rispettare le seguenti condizioni:

  • non avere contributi versati prima del 1996 (in alternativa essere iscritti alla Gestione Separata e scegliere il computo dei contributi avendo, in questo modo, il calcolo interamente contributivo)
  • che il proprio assegno sia pari 2,8 volte l’assegno sociale Inps.

Pensione anticipata a 64 anni

La riforma Fornero ha previsto delle deroghe in favore dei lavoratori dipendenti del settore privato che a partire dal 2016 si sono concretizzate con l’uscita anticipata a 64 anni.

Possono accedere a questa misura i lavoratori del settore privato che hanno entro il 31 dicembre 2012, perfezionato la quota 96. I lavoratori devono aver maturato un’età anagrafica di 60 anni e 36 anni di contributi o 61 anni e 35 anni di contributi. Per le donne la misura è ancora più vantaggiosa poiché al 31 dicembre 2012, sono richiesti 60 anni di età e 20 anni di contributi.

Con questi requisiti, quindi, si può conseguire la pensione a 64 e 7 mesi se raggiunti dopo il 31 dicembre 2015 ma si specifica che il requisito contributivo deve essere raggiunto utilizzando la sola contribuzione maturata in qualità di lavoratore dipendente del settore privato, includendo la contribuzione figurativa e volontaria ma non quella derivante da attività non svolta nel settore privato.

Pensione Ape Volontaria

L’anticipo pensionistico sarà rivolto ai lavoratori iscritti presso l’Ago e presso la Gestione Separata dell’Inps in possesso di almeno 63 anni di età e 20 anni di contribuzione versata, a patto che si trovino a 3 anni e 7 mesi dalla pensione di vecchiaia al momento della domanda.

Pensione RITA, in pensione a 61 anni

Una valida alternativa potrebbe essere la pensione RITA nella legge di Bilancio 2018.

Per poter accedere alla Rendita integrativa temporanea anticipata occorre essere in possesso di tutti i requisiti per l’APE ed esattamente:

    • iscrizione all’assicurazione generale obbligatoria (o a forme sostitutive o esclusive della medesima) o alla Gestione separata;
    • età anagrafica minima di 63 anni;
    • maturazione del diritto a una pensione di vecchiaia entro tre anni e 7 mesi;
    • anzianità contributiva minima nel sistema di previdenza obbligatoria di 20 anni;
    • diritto a fruire di una pensione obbligatoria, al netto delle rate di ammortamento dell’APE eventualmente richiesta, pari o superiore, al momento dell’accesso alla prestazione a 1,4 volte il trattamento minimo previsto nell’assicurazione generale obbligatoria;
    • non essere già titolari di un trattamento pensionistico diretto.

Oltre al possesso dei requisiti per l’APE Volontaria, la norma richiede che sia intervenuta la cessazione del rapporto di lavoro.
La nuova manovra, prevista nella Legge di Bilancio 2018, consiste nel stabilizzare la RITA nel seguente modo: potrà usufruire della RITA, chi è iscritto a una forma complementare, ha perso lavoro ed è a 5 anni dalla pensione di vecchiaia con 20 anni di contributi, e chi, disoccupato da 24 mesi, non lavora da 10 anni, con 20 anni di contributi.

Con la nuova misura prevista nella legge di Bilancio 2018, la rendita integrativa temporanea anticipata diventa accessibile quando mancano cinque anni alla pensione, non viene più previsto il requisito anagrafico dei 63 anni, resta invariato il requisito contributivo di 20 anni di contribuzione versata.

Quindi, considerando che da gennaio 2018 l’età pensionabile sarà per tutti 66 anni e 7 mesi, si presuppone che potranno chiedere la pensione i lavoratori con 61 anni e sette mesi di età con una contribuzione versata di 20 anni.

Ad oggi non è possibile accedere alla RITA, si aspettano maggiori chiarimenti, interpretazione e circolari esecutive INPS.